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Diventa un caso il palazzo fantasma di Anas a Torino

Situato in centro è in abbandono da anni: adesso un'interpellanza della Lega tenta la riqualificazione

È diventato un caso il palazzo di di Torino dell'Anas. L'enorme fabbricato di quattro piani che occupa lo spazio tra via Talucchi e via Bagetti, in San Donato è in stato di completo abbandono. A niente serve il fatto che la posizione dell'edificio sia strategica, a poche centinaia di metri dalla fermata Principi d'Acaj e della metropolitana, a una decina di minuti a piedi dalla stazione di Porta Susa e al centro cittadino. "Il palazzo si trova in un contesto abitativo di livello, vicino a importanti servizi e potrebbe essere utilizzato con finalità utili alla collettività, invece da oltre dieci anni è un edificio fantasma", spiega Carlo Emanuele Morando, capogruppo della Lega in Circoscrizione 4: è stato lui a presentare un'interpellanza per chiedere se siano previste idee o proposte per la riqualificazione e il recupero dell'edificio.

L'ingresso principale, al civico numero 7 di via Talucchi, è protetto da grate e reti arancioni da cantiere: questo per impedire ai vandali di aggiungere nuove scritte a quelle che imbrattano l'edificio. Alcuni lucernari delle cantine sono stati rotti, mentre i gradini degli accessi secondari, protetti da semplici transenne da cantiere, diventano spesso punti di ritrovo notturni e ricettacolo di rifiuti e bottiglie vuote. I tentativi di riqualificare palazzina non sono mancati, ma sono tutti andati a vuoto.

La prospettiva migliore risale ormai all'estate 2013, quando l'immobile era stato messo a disposizione per ospitare la sede dell'Art, l'Autorità di regolazione dei trasporti istituita dal decreto Salva Italia del Governo Monti. Un'ipotesi che avrebbe significato nuova vita al palazzo e la creazione di nuovi posti di lavoro nella zona. Niente da fare: alla fine la scelta su dove insediare l'Autorità era ricaduta sul complesso del Lingotto, in via Nizza. 

Altro capitolo a luglio 2018, quando l'Anas ha deciso di cedere la palazzina al miglior offerente tramite un'asta pubblica, sorte comune anche di altre sedi compartimentali e complessi industriali ormai dismessi: l'asta, che partiva da un'offerta minima di quasi tre milioni di Euro, era andata completamente deserta. Da allora non è cambiato più nulla.

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