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Legambiente Lazio su abbandono nel Tevere bici gialle a noleggio

Dopo che azienda ha lasciato servizio; proseguono indagini

Vittoria di Legambiente Lazio contro l’archiviazione del procedimento penale per abbandono illecito di rifiuti legata al primo servizio di bike-sharing a flotta libera romano, che era arrivato nella capitale nel 2016 e l’aveva poi lasciata a fine 2017 abbandonando in strada oltre 1000 bici gialle. Il Gip (Giudice indagini preliminari) del Tribunale di Roma, Roberta Conforti, infatti, accogliendo l’opposizione presentata dall’associazione del "Cigno verde", ha affermato che “la società, inadempiente alle diffide inoltrate dal Comune di Roma (ed in ogni caso proprietaria dei beni che venivano lasciati sul territorio comunale e dei quali si disinteressava completamente) ha manifestato l’intenzione di dismetterli, in condizioni peraltro tali da non poter soddisfare le finalità cui erano destinati”. Ha, pertanto, respinto la richiesta di archiviazione del procedimento per violazione del divieto di abbandono di rifiuti e di attività di gestione di rifiuti non autorizzata formulata dal pm, ordinando a quest’ultimo l’esecuzione di ulteriori indagini rispetto a quelle svolte, “al fine di accertare se sia stato dato seguito alle diffide inoltrate dal Comune di Roma (si valuterà anche l’eventuale sussistenza del reto di cui all’articolo 255 comma 3 dlvo 152/2006), quale sia l’attuale situazione dei velocipedi della Obike, quanti ed in quali condizioni siano ancora presenti, quanti ed in quali condizioni siano ancora presenti sul territorio comunale e quanti siano stati rimossi e ad opera di chi, acquisendo, ove disponibile, documentazione (…) attestante lo stato dei mezzi”.

“La vittoria della nostra azione giudiziaria permette la prosecuzione delle indagini, perché si faccia giustizia nella vicenda assurda delle migliaia di bici gialle abbandonate a Roma –dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio-. Una situazione che i romani purtroppo conoscono, conseguenza dell’arrivo e dell’addio di un servizio di bike-sharing che ha abbandonato le bici nelle strade del centro, distrutte poi da continui vandalismi in grado di ridurle in tonnellate di ferraglia arrivata poi, in particolare, nelle sponde del fiume e poi in fondo all’acqua. Oggi col fiume in magra, traspaiono le sagome delle bici nel fondale: nelle giornate di volontariato continueremo come sempre a raccoglierne, ma confidiamo che, grazie all’attività del nostro Centro di azione giuridica e dell’associazione 'Passo civico', che ci accompagna in questa vicenda, la giustizia ora arrivi in fondo condannando le responsabilità evidenti e imponendo il recupero di tutto ciò che rimane delle biciclette. Nella Capitale riempita in questi anni da cataste di rifiuti non raccolti ed abbandonati, di certo non serviva questo ulteriore fattore di degrado, provocato peraltro da mezzi straordinari come le bici che invece devono essere sinonimo di mobilità sostenibile, aumento della qualità della vita e abbattimento delle emissioni”.

“Abbiamo denunciato l’abbandono delle bici gialle dopo pochi mesi dalla cessazione del servizio di bike-sharing – commenta Diego Aravini presidente del Ceag Centro di azione giuridica di Legambiente–. Successivamente è giunta la inopinata richiesta di archiviazione del procedimento penale, avverso la quale abbiamo reagito formulando l’opposizione che si è conclusa con l’ordine impartito al pm di proseguire le indagini: indagini che dovranno concludersi nel termine di sei mesi, e dunque con l’inizio del nuovo anno”.

La vicenda continuerà ad essere sotto l’osservazione di Legambiente e sotto quella dall’associazione "Passo civico", con la quale gli ambientalisti hanno lavorato per ottenere questo importante risultato: “Vogliamo ringraziare 'Passo civico' per l’impegno profuso e continueremo ad impegnarci perché si ottenga giustizia – conclude Roberto Scacchi–, perché si liberi la città dalla ferraglia rimasta e perché vengano individuate e condannate le responsabilità di questa incredibile traversia. Ci faremo inoltre parte attiva per invitare le attuali società che di bike-sharing e sharing di monopattini elettrici, a sottoscrivere protocolli d’intesa per la gestione responsabile e sostenibile delle loro rispettive flotte, affinché non si ripeta quanto precedentemente accaduto”.

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