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Francia, scioperi contro gli stipendi bassi

Le proteste e la rabbia sociale crescono, coinvolti tutti i settori lavorativi

Giornata, quella di ieri in Francia, destinata agli scioperi: iniziati la scorsa settimana nel settore delle raffinerie, i movimenti di protesta sociale e le contestazioni contro i salari bassi sono aumentati a macchia d’olio, arrivando a contaminare anche diversi altri settori. I sindacati hanno invitato i lavoratori pubblici, sanitari, quelli dei trasporti e persino gli studenti delle scuole a disertare dalle loro attività e scendere in strada a protestare: la richiesta a gran voce è quella di aumentare del 10% i salari per tutti vista anche la crescente inflazione, che oltre le Alpi è arrivata a toccare il 5,6% ma è in aumento. 

La rabbia sta spopolando come prevedibile anche sui social, dove è nato l'hashtag #BalanceTonSalaire (denuncia il tuo stipendio). L’ aria che si respirava in Francia era già pesante da qualche settimana, ma come detto la miccia che ha fatto esplodere la bomba è stata nei giorni scorsi l’iniziativa da parte della premier Élisabeth Borne, dinanzi ai blocchi delle raffinerie, di procedere alla precettazione dei lavoratori in sciopero che ostacolano gli approvvigionamenti. 

I primi ad essere raggiunti dal provvedimento, contestatissimo dai sindacati, sono stati i dipendenti di Esso-ExxonMobil di Gravenchon-Port-Jéròme, in Normandia. L’ordine governativo ha sì permesso di sbloccare migliaia di metri cubi di carburante, ma il prezzo da pagare in termini di frustrazione sociale è stato salatissimo. Il ministro responsabile delle relazioni con il Parlamento, Franck Riester, aveva affermato: "La crisi si risolverà con dialogo e fermezza", aggiungendo che il governo crede "al dialogo sociale, alla capacità delle aziende di trovare soluzioni per far fronte alle rivendicazioni talvolta legittime dei dipendenti dinanzi al carovita. Al tempo stesso, serve fermezza, perché non si può bloccare il Paese". 

Le sue parole sembrano però essere cadute nel vuoto e nel frattempo la premier ha cercato di correre ai ripari, annunciando il prolungamento fino a metà novembre dello sconto di 30 centesimi al litro di carburante e implorando le aziende che possono di aumentare gli stipendi. Nonostante la vicinanza territoriale, in Italia attualmente non ci sono avvisaglie di scioperi che riguardino carburanti, ma i nuovi scenari geopolitici derivati dal conflitto russo-ucraino impongono di tenere le orecchie e gli occhi bene aperti.

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