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Tensioni geopolitiche ed impatto energetico sulle Pmi italiane

Rincari spingono verso un aumento dei costi e rischi per la competitività delle Pmi

L'acuirsi delle tensioni militari tra Stati Uniti ed Iran rischia di innescare una nuova crisi energetica che potrebbe gravare pesantemente sull'economia italiana, in particolare sulle Piccole e medie imprese (PMI). Secondo un'analisi del centro studi di Unimpresa, il peggioramento della situazione geopolitica potrebbe tradursi in un aumento delle bollette energetiche fino a 6000 Euro per le Pmi nel solo terzo trimestre, trainato dall’incremento dei costi di gas naturale e petrolio sui mercati internazionali. L’inflazione complessiva potrebbe subire un’accelerazione significativa, con un contributo stimato fino a +0,8 punti percentuali, riportando il tasso su livelli prossimi al 3% annuo. Questa pressione inflazionistica si rifletterebbe soprattutto su settori industriali ad alta intensità energetica, quali metallurgia, ceramica, alimentare, produzione di carta e vetro. Anche la piccola manifattura e l’artigianato non resteranno immuni, dovendo sostenere rincari difficilmente sostenibili, con ripercussioni dirette sui costi di produzione e sulla competitività. Non solo i comparti industriali, ma anche il consumo quotidiano subirà conseguenze rilevanti: i prezzi dei beni essenziali come pasta, pane, latte e servizi di trasporto rischiano di salire, pesando ulteriormente sul potere d’acquisto delle famiglie. In questo contesto critico, Unimpresa sollecita un intervento immediato e coordinato da parte del Governo italiano. 

Giuseppe Spadafora, vicepresidente dell’associazione, evidenzia la necessità di un monitoraggio continuo e tempestivo delle dinamiche di prezzo di gas e petrolio, al fine di valutare rapidamente gli impatti sulle imprese, con particolare attenzione alle Pmi più vulnerabili. Parallelamente, si chiede l’istituzione urgente di un tavolo di crisi a Palazzo Chigi che riunisca associazioni di categoria, autorità di regolazione e principali operatori energetici. L’emergenza in atto non ammette risposte ordinarie: serve una strategia articolata e condivisa per tutelare il tessuto produttivo nazionale e contenere la spirale inflazionistica.

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