I listini petroliferi hanno registrato un calo nelle contrattazioni asiatiche dopo l'annuncio dell'Opec+ che congelerà gli aumenti di produzione per il primo trimestre del prossimo anno, dopo un incremento concordato per dicembre. Il cartello ha motivato la sospensione temporanea con la stagionalità della domanda, scegliendo quindi di non estendere ulteriori incrementi da gennaio a marzo.
I futures sul WTI sono scambiati a 60,9 dollari al barile, in ribasso dello 0,26%, mentre il Brent è a 64,7 dollari al barile, con una flessione dello 0,28%. Nonostante il lieve calo, diversi analisti rimarcano che i rischi sul fronte dell’offerta restano significativi. Tra le criticità segnalate figurano l’inasprimento delle sanzioni statunitensi nei confronti delle major russe Rosneft e Lukoil e la persistente vulnerabilità delle infrastrutture energetiche ad eventi bellici o attacchi mirati. L’ultimo episodio di questo tipo è stato un attacco con droni attribuito all’Ucraina che ha provocato l’incendio di una petroliera e danni a più strutture di carico nel porto di Tuapse, sul Mar Nero, area adiacente ad una raffineria di Rosneft. Per operatori logistici ed armatori ciò significa potenziali ripercussioni su capacità di carico, programmi di bunkering e rischi assicurativi nelle rotte del Mar Nero, elementi che continueranno ad influenzare l’equilibrio fra domanda reale ed offerta disponibile sul mercato.