I mercati petroliferi hanno registrato un rialzo nella seduta odierna in scia alla nuova escalation tra Washington e Caracas, legata ad un'operazione antidroga statunitense nei Caraibi supportata da assetti navali. Le notizie su sequestri di petroliere ritenute "non autorizzate" e con presunti legami con il governo di Nicolás Maduro hanno ridestato timori sulla disponibilità e sulla sicurezza delle rotte marittime per il greggio.
Il contratto Brent con scadenza a febbraio segna un progresso del 1,55% a 61,40 dollari al barile, mentre il WTI registra un aumento dell'1,66% e quota 57,46 dollari. Gli analisti segnalano che, oltre all'impatto immediato sui prezzi, tali interventi militari ed i possibili controlli in porto possono avere ricadute su noli, tempi di consegna ed oneri assicurativi per petroliere e navi cisterna.
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha convocato una riunione sul tema per martedì prossimo, a conferma del rilievo geopolitico assunto dalla vicenda. L'intensificazione delle azioni statunitensi risale a settembre, quando Washington ha condotto attacchi aerei contro imbarcazioni ritenute appartenere a reti di narcotrafficanti; gli Stati Uniti accusano Maduro di complicità nel traffico di stupefacenti e di far parte di un presunto cartello criminale. Per gli operatori del settore marittimo e della logistica energetica è essenziale monitorare l'evolversi della situazione: eventuali estensioni delle interdizioni o nuovi sequestri potrebbero influire sulla catena di approvvigionamento, sulla gestione delle rotte e sui parametri di rischio valutati da armatori e compagnie assicurative.