A poche ore dal voto per il sindaco di Genova, emerge una decisione che ha suscitato non poche polemiche: la Città metropolitana ha designato come rappresentante genovese nel comitato di gestione dell’Autorità portuale il fratello di un assessore del Comune. Una scelta che sorprende ulteriormente, perché effettuata dal sindaco metropolitano facente funzioni, figura non eletta direttamente dai cittadini e che, per statuto, dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione. Questa nomina, arrivata tardivamente, sembra più un passo finalizzato a consolidare la presenza politica della propria area piuttosto che a rispondere alle reali esigenze portuali.
I parlamentari del Partito democratico Valentina Ghio, Lorenzo Basso, Alberto Pandolfo e Luca Pastorino hanno commentato con fermezza: “Il porto non può trasformarsi in un luogo di mera occupazione di poltrone e clientele. Genova necessita di una gestione seria e lungimirante, che privilegi il bene collettivo e lo sviluppo infrastrutturale, anziché gli interessi ristretti di pochi”.
Simile il tono della segreteria cittadina del Pd, che critica la “voglia smodata di occupare posizioni di potere da parte delle forze di destra genovesi e liguri”. Secondo D’Angelo e il segretario regionale Natale, questo clima rischia di trasformare l’Autorità portuale in un terreno di scontro elettorale, mentre sarebbe necessario un approccio lineare e professionale, capace di valorizzare il ruolo strategico del porto e rispondere efficacemente alle esigenze di lavoratori, operatori e cittadini.
La vicenda riapre così il dibattito sulla governance portuale e sulla necessità di un modello trasparente ed apolitico, indispensabile per garantire competitività e sviluppo sostenibile al porto di Genova, pilastro cruciale dell’economia regionale e nazionale.
Nomina controversa all’Autorità portuale di Genova scuote la politica locale
Scoppia dibattito sulla trasparenza ed interferenze nella gestione
Genova, GE, Italia
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