Lo scontro sui flussi mercantili tra Stati Uniti e Cina è esploso con l’introduzione di pesanti maquillage tariffari applicati ai carichi delle navi in ingresso nei rispettivi scali. Lo segnala "Il Sole 24 Ore", che evidenzia come le nuove misure renderanno le correnti commerciali verso il mercato americano tra le più costose del pianeta.
Secondo il quotidiano, la presidenza statunitense ha predisposto oneri differenziati in funzione della nazionalità e della proprietà dell’unità: per le navi riconducibili ad armatori cinesi la tassa è fissata a 50 dollari per tonnellata, mentre per quelle di armatori non cinesi la cifra scende a 18 dollari/tonnellata. La disciplina contempla inoltre clausole di nazionalità industriale: gli stessi balzelli si applicheranno ad unità costruite in Cina, anche se gestite da operatori statunitensi, ed alle imbarcazioni nelle quali una società americana detenga una partecipazione pari o superiore al 25%. Lo scenario, se confermato su vasta scala, avrà impatti diretti su nolo e competitività delle linee marittime, con possibili ripercussioni sulle catene di fornitura e sui costi di importazione per gli operatori logistici. Nonostante la tensione tariffaria, il presidente Donald Trump ha manifestato ottimismo su una possibile normalizzazione dei rapporti con Pechino, affermando che un’intesa con il presidente Xi Jinping è possibile. Le prossime settimane saranno decisive per capire se le misure resteranno in vigore o se si aprirà un negoziato che alleggerisca il carico sui corridoi marittimi transpacifici.