Lo spettro di un aumento tariffario ritorna come variabile nella trattativa tra Comune e Regione sul Tpl torinese. Palazzo Civico esclude apertamente rincari —anche perché i prezzi di bus, tram e metro sono già stati ritoccati nel 2023 e tra un anno e mezzo ci sono le urne— ma tecnicamente l’ipotesi resta sul tavolo come leva per riequilibrare i conti prima della gara per l’affidamento del servizio. I numeri sono chiari: al momento manca un buco di circa 12 milioni di Euro l’anno. Ieri si è svolto un primo confronto tra la Giunta regionale (assessore Marco Gabusi) e quella comunale (assessori Chiara Foglietta e Gabriella Nardelli), con la presenza di Gtt e delle organizzazioni sindacali.
Gabusi ha definito l’incontro "produttivo", sottolineando la trasparenza sui dati e la necessità che "ognuno faccia la propria parte" per arrivare ad un’intesa; tuttavia un accordo non è ancora stato raggiunto. Dietro lo scontro ci sono questioni strutturali: l’Agenzia della Mobilità sta predisponendo le gare per tutto il Piemonte e su Torino c’è la volontà condivisa di mantenere il servizio attraverso una gara in house a favore di Gtt. Ma il finanziamento annuale previsto, pari a 180 milioni, non considera adeguatamente l’inflazione e il rifinanziamento dei nuovi contratti collettivi, hence il fabbisogno extra. La Regione si è detta disposta a coprire metà della cifra aggiuntiva, invitando il Comune a fare altrettanto. Occorre poi il via libera dell’Autorità di regolazione: potrà riconoscere oneri supplementari legati all’inflazione, ma chiederà un piano tariffario che includa possibili aumenti, eventualmente compensabili con ulteriori risorse. Altro nodo: le corse extraurbane. Per poter ricorrere alla gara in house è necessario porre a gara almeno il 10% delle linee o corse; la decisione di esternalizzare una quota ben superiore a quella minima ha provocato la protesta della rappresentanza aziendale, che ha abbandonato il tavolo ed avviato procedure di mobilitazione. I sindacati sono divisi: alcuni parlano di avvicinamento delle posizioni, altri chiedono garanzie su servizio ed occupazione, lamentando che finora a tenere in piedi il sistema siano stati soprattutto i lavoratori.