Il gruppo turco Yilport, concessionario del terminal container del porto di Taranto, ha diffuso nelle scorse ore i dati relativi ai flussi del traffico-merci transitati nei primi nove mesi dell'anno presso lo scalo pugliese. La performance segna un calo medio pari al -18,8%. Nello specifico: rinfuse liquide (Eni) -25%, quelle solide (ex-Ilva) -21.2%, merci varie -11%. Un dato che va letto alla luce del calo della produzione industriale. Bene i container che segnano un generale +315% (+352% per le merci). Infine si registra il +52% dei passeggeri legati alle crociere. 

"Giudicare un porto come quello di Taranto, da sempre legato ai traffici industriali, solo dalle statistiche è riduttivo e fuorviante. Storicamente hanno rappresentato tra il 65 ed il 75 per cento del totale ed oggi sono in flessione". "Il porto è il volano dello sviluppo dell'economia", afferma il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mar Ionio, Sergio Prete. 

"Ci sono quindi dati positivi e negativi, dai quali però non si valuta ciò che si sta facendo per dare al nostro porto il ruolo di hub logistico ed intermodale nel Mediterraneo, utile ad attrarre nuovi investitori e sviluppare i traffici su cui l'autorità può incidere. Perché bisogna precisare che sui traffici industriali noi possiamo incidere relativamente". 

"In definitiva la riduzione della movimentazione -prosegue Prete- è legata a questo comparto e ci auguriamo che tra breve possa esserci una soluzione che possa far comprendere come il settore industriale tarantino possa o meno continuare a contribuire ai traffici ed ai servizi portuali collegati. Basti pensare che solo il traffico legato alla grande industria in passato faceva di Taranto il terzo porto in Italia. Ogni milione di tonnellate di acciaio prodotto corrisponde a 4 milioni di materie movimentate. Quindi il periodo attuale con una produzione fortemente ridotta non è paragonabile al passato".