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Italia: più colonnine, ma meno che in Europa

Auto costose, incentivi insufficienti, pochi punti di ricarica rallentano mobilità sostenibile

Auto costose rispetto alle motorizzazioni tradizionali, incentivi insufficienti, poche colonnine di ricarica distribuite sul territorio italiano. Sono sempre gli stessi i punti critici che nel 2023 hanno rallentato la diffusione delle vetture a batteria e lo sviluppo della mobilità sostenibile in Italia rispetto ad altrui Paesi dell'Unione europea. In ogni caso nell'anno passato sono stati registrati numeri in crescita, ma le immatricolazioni potrebbero essere molte di più. 

"Gli incentivi attualmente sono limitati alle vetture che costano meno di 35.000 Euro, mentre l’offerta è concentrata su fasce superiori. L’importanza del supporto pubblico è dimostrata dalle vendite incoraggianti che registriamo sulla Volvo Ex30, un Suv elettrico compatto che rimane sotto la soglia di prezzo e che, fra sconti e formule di finanziamento, conferma quanto l’incentivo possa fare la differenza", spiega Giorgio Sina, presidente Auto moto di Confcommercio Veneto.

Sulla stessa linea Bruno Vianello, a capo dell'azienda Texa, produttore di motori per marchi automobilistici italiani di alto livello: "La svolta decisiva sarà la moltiplicazione delle colonnine rapide sulla rete autostradale. L’idrogeno intanto lo stiamo studiando per bene ma il traguardo è ancora molto lontano".

L'Italia ha fatto segnare poco più di 51.000 immatricolazioni nei primi dieci mesi dell’anno, contro le 425.000 registrate in Germania e le 230.000 in Francia. A livello continentale, in termini di quote di mercato, l’Italia assorbe il 3,9% dei veicoli elettrici in circolazione. Guardando alle colonnine, nel Belpaese nei primi nove mesi c'è stato un aumento di installazioni pari al +44,1% (rispetto al 2022), arrivando a quota 50.000, ma la differenza con l’Europa riguarda il "fast charge": sono appena il 10% mentre la media del Vecchio continente è vicina al 50%. 

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