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Governo va avanti sulla riforma dei porti

Rixi: "Se il 2023 sarà un anno tranquillo possiamo pensare di portarla a casa"

Le elezioni provinciali a Savona che si sono svolte nei giorni scorsi hanno sancito la riconferma di Pierangelo Olivieri (Toti-Pd-Terzo Polo). La consultazione elettorale, però, ha fatto emergere una destra ed una sinistra che a livello regionale sono divise. Ciò solleva timori per quanto riguarda la gestione e lo sviluppo delle infrastrutture in un centro nevralgico del sistema Italia: il porto, la logistica, il trasporto pubblico locale.

"Il problema vero è che quando si affrontano temi di assetto nazionale come i porti, bisogna capire che serve un equilibrio. Le infrastrutture sono finanziate dallo Stato. Si tratta di una materia che coinvolge anche l'Europa. Ma non è che una Regione può andare a Bruxelles a contrattare. È giusto invece che i territori partecipino, ma vorrei evitare la guerra civile tra due scali vicini geograficamente", spiega il viceministro alle Infrastrutture ed ai trasporti (Mit), Edoardo Rixi, con delega agli scali.

Il tema è connesso alla riforma del sistema portuale italiano. "Intanto annuncio -aggiunge- che vogliamo rendere itinerante il tavolo di coordinamento dei presidenti dei porti: la riunione non sarà solo a Roma. Poi come sapete mi sono già visto con i ministri Salvini e Calderoli (ministro per gli Affari regionali e le autonomie, NdR) perché dobbiamo coordinarci con la riforma dell'autonomia delle regioni". 

"Se il 2023 sarà un anno tranquillo -conclude Rixi- possiamo pensare di portarla a casa. Ma se scoppia un'altra guerra, la vedo dura. La riforma dei porti ovviamente andrà a braccetto con le richieste di alcune regioni. Ci sono lati positivi e vogliamo coinvolgere anche il ministero delle Finanze sul tema delle entrate portuali, anche se lo Stato ha delle rigidità su questo tema. Dobbiamo evitare la frammentazione eccessiva e mantenere una visione strategica nazionale: non possiamo andare in ordine sparso".

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