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Sospesa consegna motovedette a Tunisia

Effetto ricorso al Consiglio di Stato da parte di organizzazioni che tutelano migranti

La Tunisia non riceverà a giugno le sei motovedette promesse dall'Italia per fermare il traffico di esseri umani. Il motivo? Occorre attende la decisione del Consiglio di Stato, in seguito al ricorso presentato da alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani: l'udienza è in programma l'11 luglio 2024. Il Governo Meloni aveva finanziato con 4,8 milioni di Euro la rimessa in efficienza ed il trasferimento di queste unità marittime nel Paese africano. 

"A fine maggio il Tar ha rigettato il ricorso presentato da Asgi, Arci, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet contro il trasferimento di sei motovedette alla Garde Nationale tunisina. In virtù di questa decisione, per il mese di giugno era in previsione il trasferimento delle prime tre motovedette. Le associazioni hanno quindi impugnato la sentenza del Tribunale amministrativo presso il Consiglio di Stato, chiedendo d'urgenza la sospensione cautelare del provvedimento". spiegano gli avvocati Maria Teresa Brocchetto, Luce Bonzano e Cristina Laura Cecchini

Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio aveva ritenuto legittimo l'accordo Italia-Tunisia, considerandolo in linea con le decisioni prese a livello comunitario e nazionale. Una scelta dettata da due motivi: perché il Paese nord-africano è stato considerato dai giudici uno Stato sicuro; e perché il Governo italiano ha condotto una completa istruttoria a fronte di una cooperazione di lungo periodo con la Tunisia. 

"Come sostenuto anche dalle Nazioni Unite -aggiungono Brocchetto, Bonzano e Cecchini- fornire motovedette alle autorità tunisine vuol dire aumentare il rischio che le persone migranti siano sottoposte a deportazioni illegali. Tuttavia le politiche italiane ed europee sembrano sostenersi e giustificarsi a vicenda, impermeabili agli allarmi lanciati dalle Nazioni Unite e dalle ong internazionali che condannano unanimemente l'operato delle autorità tunisine".

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