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Condanne penali per posti auto: nuovo disegno di legge contestato

Ddl Sicurezza: critiche per le pene severe

Il Disegno di legge sicurezza proposto dal centrodestra suscita critiche accese, sfiorando, secondo alcuni, il paradosso. Un aspetto particolarmente controverso della normativa prevede pene severe, fino a sette anni di reclusione, per chi si appropri di un posto auto scoperto altrui. Tale sanzione appare eccessiva, soprattutto considerando che la giurisprudenza consolidata in ambito civile classifica il posto auto come una pertinenza dell'abitazione.

In una seduta alla Camera, Valentina D'Orso, deputato M5S e capogruppo nella commissione Giustizia, ha preso la parola per esprimere il suo disappunto. Secondo lei, questa disposizione presta il fianco al ridicolo e non sembra che i proponenti del Ddl abbiano compreso pienamente la situazione che stanno creando.

Il problema sottolineato dal deputato tocca il cuore del rapporto tra diritto civile e quello penale, allargando l'orizzonte delle azioni penalmente perseguibili a comportamenti che, in precedenza, erano considerati infrazioni minori risolvibili in ambito civile. L'utilizzo improprio di un posto auto condominiale appartiene a questa categoria, trattandosi di una questione frequentemente regolata attraverso cause civili piuttosto che penali.

L'intervento di D'Orso pone l'accento su un potenziale utilizzo sproporzionato delle risorse del sistema giudiziario penale. La trasformazione di dispute condominiali in reati penali maggiori potrebbe, infatti, ingolfare ulteriormente i tribunali, già sotto notevole pressione, e generare una percezione negativa dell'efficacia e della giustizia delle normative legali.

L'inasprimento delle pene proposto dal centrodestra, quindi, finisce per diventare un tema di dibattito acceso, sollevando interrogativi sull'opportunità e la proporzionalità delle sanzioni. L'appello di D'Orso invita ad una riflessione più approfondita sulla natura delle violazioni considerate e sull'adeguatezza delle rispettive sanzioni punitive, al fine di evitare di trasformare l'ordinamento giudiziario in un campo di battaglia per questioni che potrebbero essere risolte in modo più pacifico e pragmatico.

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