Il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, ieri ha parlato al telefono con il presidente russo Vladimir Putin. In cima all'agenda del colloquio c'era il conflitto armato in Ucraina e gli effetti a cascata che questo ha determinato riguardo le forniture di componenti per l'industria, l'invio di armamenti, l'approvvigionamento di gas, il rincaro di carburanti e dell'energia. Di tutto questo il politico italiano ne ha parlato oggi con la stampa estera.
Riguardo il gas russo il premier dice: "Riferisco le parole di Putin: i contratti esistenti rimangono in vigore per le aziende europee e, il presidente russo ha rimarcato più volte che questa è una concessione, ciò si applica solo ai Paesi membri dell’Ue che continueranno a pagare in euro o in dollari".
Intanto, sull'obiettivo di Roma di avere una maggiore autonomia energetica, Draghi sottolinea: "Il Governo si è mosso subito su vari piani prima di tutto la diversificazione. Per quanto riguarda i fornitori, una diversificazione dalla Russia. E poi diversificazione verso le rinnovabili. In questo senso" è fondamentale "aumentare la velocità degli investimenti in questo settore. Il Governo ha già approvato misure per semplificare" il sistema delle "autorizzazioni, su cui abbiamo fortemente accelerato".
L'Italia è stata "richiesta come garante da Russia e Ucraina per l'attuazione di eventuali clausole negoziali", ha concluso il presidente del consiglio italiano. Al momento non ci sono "le condizioni" per un cessate il fuoco "ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol". Io "ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall'inizio. Il presidente russo mi ha risposto che i tempi non sono maturi, ma i suoi punti sono che ci siano piccoli passi avanti nei negoziati", ha spiegato il premier italiano.