Pandemia e conflitto tra Russia ed Ucraina. Il binomio si sta mostrando un mix "esplosivo" che fa volare i costi del trasporto e della logistica proiettando alle stelle i noli container. Basta dare un numero: l'aumento rispetto un anno fa sfiora il 40%. Tanti diranno: ma a me che importa. Importa, perché la cosa non riguarda solo gli addetti ai lavori, ma riguarda anche i consumatori, che sono gli ultimi a pagare il conto salato dei rincari. La situazione, che si fa di giorno in giorno più complessa, è analizzata dal giornalista Umberto Mancini che traccia un quadro realista anche se a tinte non certo rosee.
A pesare più di tutto è il blocco del porto di Shanghai dovuto al riacutizzarsi della pandemia. Secondo gli operatori italiani del settore, sono ferme in rada oltre 700 navi mercantili. "Dopo due anni, lo scenario è reso difficile dal perdurare della pandemia, come dimostra la congestione nel porto cinese, che ripropone problematiche vissute nel marzo 2021 con l'incidente della Ever Given nel Canale di Suez", spiega Mario Mattioli, presidente di Confitarma.
Oltre a colpire i principali scali del Sud della Cina, come Shenzhen, Hong Kong, Guangzhóu, il nuovo lockdown sta penalizzandole più importanti aziende produttive del dragone: dalla farmaceutica all'elettronica fino all'automotive ed alla manifattura in genere. L'onda lunga di questa situazione colpirà l'Europa e l'Italia quando alcune produzioni dovranno interrompersi, i cantieri fermare i lavori e tanti consumatori forse rinunciare a beni che non si troveranno più nei supermercati. Inevitabile dunque, il rialzo dei noli e la caccia spietata ai contenitori vuoti, che torneranno a concentrarsi in Cina per soddisfare la domanda interna.
"Il conflitto russo-ucraino ha già avuto e purtroppo avrà ancora ripercussioni di rilievo sull'armamento e più in generale su tutta la filiera del trasporto marittimo", sottolinea Stefano Messina, presidente di Assarmatori-. I riflessi per i porti italiani del Tirreno e, più in generale, per quelli della costa occidentale -spiega- sono per ora marginali. Diverso il discorso per quanto attiene gli scali dell'Adriatico, come Ravenna e Venezia, che movimentano un numero maggiore di merci provenienti dai due Paesi in guerra, in particolare materie prime e commodity fra le quali spiccano grano ed acciaio".
"Proprio per questo -aggiunge il presidente- abbiamo offerto, nel corso di un recente tavolo settoriale al ministero degli Affari esteri, la nostra disponibilità a collaborare con il Governo per l'individuazione di nuove rotte commerciali per evitare di restare intrappolati nella morsa del meccanismo che vede, a un aumento della domanda, un conseguente aumento dei prezzi. Alcune nostre associate -aggiunge Messina- denunciano una riduzione dei traffici compresa fra il 20% ed il 25% nel bacino del Mediterraneo, nel quale è inserito anche il Mar Nero. La riduzione balza al 35%-40% se si considera anche l'area balcanica".
La situazione, sottolineano gli armatori, non può che incoraggiare il cargo aereo oppresso da minori vincoli e, soprattutto, caratterizzato da tempi di consegna ridotti che sta vivendo un momento d'oro. Ecco, allora, spiegato l'interesse di Msc per ITA Airways che, non potendo esercitare l'attività di cargo per le limitazioni Ue, ha affidato all'unica compagnia cargo italiana, Alis Cargo, l'attività di trasporto delle merci.