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Arriva l'effetto ketchup su container e noli

Dopo il blocco dall'Asia la ripresa dei traffici potrebbe intasare i terminal Usa e Europa

Nuovo rischio di ingorghi nei porti. Questa volta non perché la Cina blocca i traffici ma perché li riavvia dopo oltre due mesi di lockdown. Gli scali di destinazione, soprattutto quelli del Nord America, potrebbero non essere attrezzati per tornare a gestire i grandi volumi di traffico in arrivo e questo sta creando ulteriore preoccupazione anche in vista di un altro possibile aumento dei costi per i noli e per la gestione dei container vuoti 

Cosa sta succedendo è presto detto. I container, dall'Asia, riprendono a viaggiare e questa invece che essere un'ottima notizia, in questo momento diventa quasi un problema: il ritorno al trasbordo dei container, infatti, porta con sé un carico di inflazione aggiuntiva, connessa con i maggiori costi legati alla tempistica incerta, al costo dei noli e alla complessa gestione dei container vuoti. 

Gli esperti di logistica lo chiamano "effetto ketchup": la bottiglia di plastica che contiene la salsa (cioè il porto di Shanghai) è rimasta intasata ma nel momento in cui si stappa, cioè riprende a gettare sugo sui cibi, genererà congestione ovunque. Questo perché quando le navi che erano bloccate arriveranno nei porti di destinazione per sbarcare merci e container, allora diventerà problematico scaricare tutta la quantità inevasa in questi mesi.

Questo tsunami di merci, container e teu sta per abbattersi sulle meganavi dirette a Los Angeles e Long Beach in testa, e dirette anche in Europa, con i terminal container che hanno una più limitata capacità di magazzino. Un ingorgo, quello in arrivo, che sarà tale da far impallidire i tempi di attesa nello scalo di Shanghai schizzati a fine aprile a 69 ore e ora crollato a quota 28 ore, solo un'ora in più rispetto ai dati dell'ultimo triennio. I tempi medi di attesa per le portacontainer, dopo aver raggiunto il picco di 69 ore a fine aprile, sono ora scesi a 31 ore, circa quattro ore in più rispetto ai dati degli ultimi tre anni.

"L'effetto ketchup ridurrà relativamente il problema delle congestioni dei terminal, ma aumenterà ulteriormente i costi dei noli creando squilibri sia nel riposizionamento dei container che nella gestione delle partenze degli armatori -sottolinea Giorgio Poggio, managing director del Gruppo Aprile UK-. Il dato preoccupante da considerare è che il mondo dei trasporti internazionali rappresenta, secondo l'International Monetary Fund research, già adesso l'1,5%dell'inflazione registrata nel 2022». 

Il processo sembra molto difficile da bloccare. "La peggiore performance della sua storia è stata superata perché il porto è molto più ampio di quanto non si immagini -spiega Lorenzo Riccardi di RsA Asia-. Basti pensare allo Yanghshan Deepwater Port che è parte di un insieme di ponti in grado di collegare l'intera baia di Hangzhou fino a toccare la provincia dello Zheijang". 

Per avere un'idea dell'entità del problema in arrivo basti pensare che durante i due mesi di blocco, un container su cinque era fermo su navi in stand by: il 24,3% di queste navi, però, aspettava fuori da porti cinesi. Quindi il costo dei noli crescerà, e i container continueranno a scarseggiare.

"L'unica certezza durante questi imminenti tempi incerti è che nessuna persona, o organizzazione, è un'isola" - concludono gli esperti di Windword Windward e Sea-Intelligence- La tecnologia e la capacità degli operatori della catena logistica svolgeranno, pertanto, un ruolo fondamentale nell'affrontare l'effetto ketchup e la congestione che ne deriva, nonché le altre crisi che si presenteranno".

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