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Moretti condannato per la strage di Viareggio

La Corte d'Appello conferma 5 anni di reclusione. I parenti delle vittime: "persona di basso profilo"

Ci ha provato fino all'ultimo. Ma è servito a poco o niente il mea culpa (tardivo, invero) che Mauro Moretti, l'ex ad di Ferrovie dello Stato ha inscenato questa mattina in tribunale, imputato per la strage di Viareggio che il 29 giugno 2009 provocò 32 morti e un centinaio di feriti. Nonostante tutto, il più noto dei 16 imputati è stato condannato dalla Corte d’Appello di Firenze a cinque anni di reclusione per disastro ferroviario colposo, incendio e lesioni colpose: la richiesta dell’accusa era di sei anni e nove mesi, mentre nel primo processo d’appello gli era stata inflitta una pena di sette anni. 

In fondo gli è andata bene visto che ha comunque ottenuto uno sconto di pena di circa 2 anni rispetto al primo giudizio di Appello. Dopo avere rinunciato alla prescrizione nel 2021 e aver cambiato idea alla prima udienza del nuovo processo d’appello, mantenendo la scelta solo per le imputazioni minori (incendio e lesioni), i giudici fiorentini hanno dichiarato estinto il reato di omicidio, escludendo la colpa dell’omessa disposizione della riduzione della velocità dei convogli merci. 

Condannati anche gli altri imputati: il successore di Moretti alla guida di Rfi, Michele Mario Elia, è stato condannato a quattro anni, due mesi e venti giorni (la richiesta era di cinque anni e nove mesi), così come l’ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano (richiesta di cinque anni e sei mesi). Tre gli assolti: Joachim Lehmann, supervisore e responsabile esami della società tedesca Jungenthal, addetta alla manutenzione dei carri merci); Francesco Favo, certificatore per la sicurezza di Rfi, ed Emilio Maestrini, responsabile dell’unità produttiva direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia. 

Oggi Moretti si è presentato in aula e ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee: non è stata una buona idea, anche perché durante il suo intervento, come riporta Ilfattoquotidnao.it, i familiari delle vittime presenti hanno protestato gridandogli: “zitto”. 

“Durante questi anni sono stato più volte sollecitato a rilasciare dichiarazioni a mia difesa o invitato a reagire alle critiche, censure, spesse volte ingiurie di cui sono stato oggetto -ha detto Moretti in quella che è sembrata più una requisitoria che un pentimento-. Non l’ho fatto per rispetto alla giustizia e ai suoi rappresentanti. Non l’ho fatto, anche per rispetto alle famiglie delle vittime. Credo siano queste la sede e il momento giusti". 

"Mi sono state attribuite frasi e comportamenti non rispettosi del vostro dolore, frutto di quel tragico disastro -ha proseguito l'ex ad di ferrovie-. Sono stato additato come persona fredda, insensibile; talvolta perfino disumana. Io non mi riconosco in quella descrizione e in questi anni ho avuto tempo per riflettere. Sento il dovere di dire che, se comunque, la rappresentazione di quelle frasi e quei comportamenti hanno causato in voi dolore e risentimento, non c’era nessuna intenzione da parte mia di suscitarli. E perciò vi chiedo scusa“. 

“Da amministratore delegato di Rfi -ha aggiunto Moretti-, non potevo essere autore della politica di investimenti sul trasporto ferroviario merci né passeggeri. Non me lo consentiva la legge. Ogni politica in merito era compito di Trenitalia e delle altre imprese ferroviarie”. Il manager ha respinto anche l’accusa di essere l’autore di una politica aziendale per investire nell’Alta velocità anziché nel trasporto passeggeri e merci e nella sicurezza.

I parenti vittime non ci hanno messo tanto a esporremere il loro disaccordo, per non dire di peggio, alle parole dell'ex ad. “A differenza di quello che si pensava di ascoltare in un’aula di tribunale -spiega il portavoce del comitato delle vittime, Marco Piagentini, in una dichiarazione video resa nel pomeriggio- Moretti ci ha illustrato come si tiene un consiglio di amministrazione delle Ferrovie, quindi ha utilizzato un ambiente non consono a questo tipo di ragionamento, ha parlato di numeri, di statistiche che hanno poco a che fare. Al momento in cui ha citato le vittime e le loro famiglie, ha fatto indignare noi familiari perché non può citare i familiari delle vittime dopo 13 anni, strumentalizzandoli per un proprio tornaconto. Questo è vergognoso e rispecchia la persona che è, una persona di basso profilo“. 

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