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Tragedia peschereccio Nuova Iside: scagionato Raffaele Brullo

Archiviata la posizione dell'armatore che fu accusato di occultamento prove della presunta collisione

Da Augusta Due SrL riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato: "Dopo il Tribunale del Riesame e la Cassazione anche il gip di Roma, accogliendo la richiesta della Procura, smonta il castello accusatorio e archivia la posizione dell’armatore romano dalle accuse di aver occultato prove della presunta collisione fra la sua nave petroliera “Vulcanello” e il peschereccio Nuova Iside che – secondo gli inquirenti – sarebbe avvenuta il 12 maggio del 2020 al largo delle coste nord-occidentali della Sicilia.

L’armatore Raffaele Brullo era stato a Palermo al centro di un castello accusatorio, mirante a dimostrare un tentativo di occultare le prove della collisione, ordinando fra l’altro che lo scafo della nave fosse riverniciato al fine – avevano sostenuto gli inquirenti a Palermo sino a richiedere e ottenere gli arresti domiciliari dell’armatore – di celare i segni dell’urto con il peschereccio.

Ciò è stato categoricamente smentito.

Le varie acquisizioni, fra cui quella relativa al fatto che la decisione di riverniciare lo scafo sia stata assunta, come provato da numerosi messaggi, ben prima del presunto sinistro, nonché al fatto che nessun elemento d’accusa è emerso dalle perizie sulla nave, hanno spinto prima il Tribunale del Riesame di Palermo a revocare il provvedimento cautelare ingiustamente emesso, quindi la Cassazione a esprimersi nella stessa direzione e ieri, in maniera definitiva, il gip di Roma, su richiesta della locale Procura (a cui gli atti erano stati trasmessi per competenza territoriale) ad archiviare il procedimento a carico di Raffaele Brullo, conclamando l’assoluta infondatezza di qualsiasi accusa e restituendogli la piena dignità di imprenditore corretto della quale un’inchiesta indiziaria infondata lo aveva pubblicamente privato".

I fatti

Per dovere di cronaca, precisiamo che la notte fra il 12 e il 13 maggio 2020 il peschereccio Nuova Iside con a bordo Matteo Lo Iacono, il figlio Vito e il cugino Giuseppe si inabissò, trascinando inesorabilmente con sé il suo carico umano, nelle acque del tratto di mare tra San Vito lo Capo e Ustica. Gli inquirenti di Palermo nell'immediatezza dei fatti ritennero causa dell'affondamento una presunta collisione con la petroliera Vulcanello (poi sequestrata su disposizione della Procura locale) che, in concomitanza, si trovava a navigare nelle stesse acque, costruendo così il castello accusatorio nei confronti dell'armatore e di tre ufficiali di bordo della petroliera.

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