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Mattarella sulla strage del treno rapido 904

La dichiarazione nel 38esimo anniversario della bomba esplosa nei vagoni

Strage del rapido 904 o di Natale è il nome attribuito ad un attentato dinamitardo avvenuto domenica 23 dicembre 1984 poco dopo le ore 19 nella Grande Galleria dell'Appennino, subito dopo la stazione di Vernio, ai danni del treno rapido n. 904, proveniente da Napoli e diretto a Milano. La strage provocò 16 morti e 267 feriti.

Ricordiamo le persone decedute:

Giovanbattista Altobelli (51 anni)

Anna Maria Brandi (26)

Angela Calvanese in De Simone (33)

Anna De Simone (9)

Giovanni De Simone (4)

Nicola De Simone (40)

Susanna Cavalli (22)

Lucia Cerrato (66)

Pier Francesco Leoni (23)

Luisella Matarazzo (25)

Carmine Moccia (30)

Valeria Moratello (22)

Maria Luigia Morini (45)

Federica Taglialatela (12)

Abramo Vastarella (29)

Gioacchino Taglialatela (50, successivamente).

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel 38esimo anniversario della strage del treno rapido 904, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"La bomba esplosa sul treno rapido 904, mentre percorreva la grande galleria dell’Appennino, distrusse in un attimo le vite di donne ed uomini inermi. Strappò il futuro anche a tre bambini. La coscienza collettiva fu sconvolta da un attentato di quella catena vile e spietata che ha insanguinato il nostro Paese per numerosi anni.

Nel giorno dell’anniversario la Repubblica rinnova la vicinanza e la solidarietà ai familiari delle vittime ed alle comunità colpite che hanno sofferto il dolore più indicibile.

Era l’antivigilia del Natale del 1984. I vagoni erano pieni di famiglie dirette nei luoghi dove avrebbero trascorso le festività.

Non si poteva concepire un atto criminale più odioso e spregevole diretto contro il popolo italiano.

Grazie al coraggio ed alla generosità di chi prestò i primi soccorsi si evitò un bilancio di vittime ancor più drammatico.

Le indagini ed i processi hanno accertato la matrice terroristico-mafiosa della strage, trovando fili di connessione con piani eversivi che l’organizzazione criminale ha successivamente perseguito per colpire lo Stato democratico tentando di indebolire il suo impegno per la legalità.

Ricordare è un dovere. È rispetto nei confronti della memoria delle vittime. Ci rammenta come sia stata anzitutto l’unità dei cittadini a sconfiggere il terrorismo, respingendo le strategie di destabilizzazione, i ricatti alle istituzioni, i tentativi di diversa matrice che avevano come bersaglio proprio la Repubblica, la nostra convivenza nella libertà, il nostro modello di società solidale".

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