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Venezia chiede l'apertura del varco a Malamocco

A distanza di otto anni dal danneggiamento alla porta di accesso il problema è ancora lì

Gli addetti ai lavori denunciano che le grandi navi, ovvero quelle superiori ai 150 metri di lunghezza, in condizioni di marea e vento eccezionali, non riescono ad attraversare in sicurezza il Mose, ovvero il sistema di dighe mobili che difende la città di Venezia e la sua laguna dall'acqua alta. Ciò crea un'incognita per il futuro del porto di Malamocco, che continua ad allarmare gli operatori. 

L'accesso centrale alla laguna di Venezia, infatti, offre una corsia d'acqua lunga 380 metri e larga 50, studiata per garantire la navigabilità in caso di sollevamento delle paratie del Mose. Tuttavia, a causa della mancanza di spazio sufficiente, non vi possono accedere le grandi porta-container. Il motivo è che per tenere in assetto le navi serve un rimorchiatore a prua ed uno a poppa, manovra che diventa rischiosa in situazioni di vento e di mare grosso.

Eppure, in condizioni di mare calmo e vento basso, l'80% delle navi commercianti che oggi transita per il porto di Venezia hanno lunghezza superiore a 210 metri. Si tratta di mezzi marittimi per cui gli armatori pagano giornalmente fino a 30 mila Euro. Introiti che giustamente la città lagunare non vuole assolutamente perdere.

Che fare? A distanza di otto anni dal danneggiamento alla porta di accesso a causa di una mareggiata, il problema è ancora lì: ad oggi una data precisa per l'entrata in funzione della conca di navigazione di Malamocco ancora non c'è. Indicazioni più precise ci sono invece per la conca di navigazione di Chioggia, che dovrebbe entrare in funzione a marzo 2024, garantendo l'accesso ai pescherecci quando il Mose è sollevato.

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