Il ministro della difesa sudcoreano, Ahn Gyu-back, ha definito "ragionevole" l’ipotesi di sviluppare in patria un sottomarino a propulsione nucleare, confermando la volontà di Seoul di consolidare capacità navali avanzate dopo le recenti dichiarazioni del presidente statunitense che indicavano la costruzione dell’unità negli Usa. La questione è emersa nel contesto dell’intesa più ampia tra Washington e Seoul su investimenti e cantieristica siglata dopo l’incontro tra i due leader. Ahn ha ricordato che la Corea del Sud vanta oltre trent’anni di ricerca e competenze nel settore sottomarino, mentre l’alto funzionario del ministero Won Chong-dae ha giudicato "fattibile" la realizzazione con tecnologia nazionale.
I sottomarini nucleari, a differenza degli apparati diesel-elettrici, offrono autonomia di immersione prolungata e capacità operative superiori, motivo per cui la scelta industriale e logistica è strategica. Critici avvertono però che gli appelli statunitensi potrebbero tradursi in pressioni per canalizzare lavori verso il cantiere di Filadelfia — operato da Hanwha Ocean — in cambio del sostegno di Washington.
Ahn ha però osservato che lo stabilimento filadelfiano oggi non dispone ancora di piena capacità tecnologica, forza-lavoro specializzata né infrastrutture adeguate per un programma nucleare. Seoul punta a varare l’unità principale entro la metà-fine anni 2030, a condizione di assicurarsi l’approvvigionamento del combustibile nucleare per sottomarini tramite consultazioni con gli Stati Uniti; l’avvio della costruzione è ipotizzato verso la fine degli anni 2020.
Un consigliere presidenziale ha aggiunto che è stata ottenuta da Washington l’autorizzazione per l’approvvigionamento di materie prime sensibili, senza però implicare trasferimenti completi di know‑how. Il presidente Lee ha infine sottolineato che l’aumento delle capacità nazionali ridurrebbe l’onere difensivo statunitense nell’Indo‑Pacifico.