Tredici anni dopo lo scontro mortale in cui un treno regionale travolse un’auto su un passaggio a livello privato regolarmente autorizzato, il primo grado di giudizio si è concluso con l’assoluzione piena di quattordici imputati: "perché il fatto non sussiste". La sentenza è arrivata venerdì scorso, chiudendo un iter processuale che evidenzia ritardi sistemici e fragilità investigative.
Le indagini partirono nelle ore successive all’incidente: la procura di Rossano (poi accorpata a Castrovillari) incaricò un consulente tecnico che ipotizzò carenze gestionali nell’area del passaggio a livello, coinvolgendo dirigenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana (Rfi). La fase istruttoria si protrasse per oltre tre anni e mezzo.
L’avviso di conclusione indagini, firmato il primo marzo 2016, venne notificato agli indagati solo il 21 marzo 2017 —oltre un anno dopo— e furono necessari altri dodici mesi per fissare l’udienza preliminare, iniziata il 14 marzo 2018 e durata più di tre anni.
Nel frattempo l’inchiesta cambiò titolare più volte: i pubblici ministeri si affidarono quasi esclusivamente alla prima consulenza, senza approfondire ipotesi alternative. Il Gup, il 21 maggio 2021, mandò a giudizio tutti e 14 gli imputati nonostante, a detta delle difese, un quadro accusatorio esitante. Il dibattimento, aperto il 19 dicembre 2021, si è concluso solo ora con la piena assoluzione di Giuseppe Murrone, Antonio Prantera, Felice Lo Presti, Francesco Fortunato, Francesco Nicola Teofilo, Silvestro Giuseppe Bressi, Antonio Demasi, Francesco Doria Fragomeni, Giuseppe Cataldo, Antonino Giuseppe Mattia Ficara, Giuseppe Martorana, Angela Zema, Teodoro Bonadio e Francesco Vona.
Le difese hanno dimostrato, tramite una consulenza tecnica contrapposta, la conformità del passaggio a livello alla normativa vigente e l’assenza di contributo colposo delle condotte contestate; l’incidente è stato ricondotto a responsabilità diverse nella gestione dell’area. L’avvocato Pasquale Simari, che assiste due imputati, ha sottolineato la gravità del processo lungo tredici anni ed il paradosso per cui in dibattimento non è stato presentato nulla di nuovo rispetto al materiale già depositato al Gup, che nondimeno aveva rinviato tutti a giudizio. Una vicenda che solleva questioni sulla separazione delle carriere e sull’efficacia delle indagini tecniche in incidentistica ferroviaria.