Potrebbe concretizzarsi a breve una svolta significativa nella regolazione europea sull’automotive, capace di ridefinire tempi e strumenti del Green Deal senza però abbandonarne del tutto gli obiettivi climatici. Secondo le indiscrezioni, la Commissione starebbe valutando di sostituire l’attuale target di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% entro il 2035 con un obiettivo di circa il 90%, misura che di fatto apre a soluzioni ibride ed a motori termici con compensazioni delle emissioni residue.
Il nuovo approccio, ispirato alla neutralità tecnologica promossa da Paesi come Italia e Germania, lascia ai costruttori la scelta degli assi tecnici (e-fuel, biocarburanti avanzati, ibridi plug-in, range extender Ev) per raggiungere i target di flotta.
"Tutte le tecnologie devono poter concorrere sul mercato", ha sostenuto il leader del Ppe, mentre il ministro per le imprese parla di una piattaforma condivisa con Berlino per tutelare la produzione e l’occupazione nazionale.
Accanto alla revisione degli standard CO2, il pacchetto include misure industriali: incentivi per veicoli prodotti in Ue, una strategia integrata per le batterie, la creazione di una categoria normativa semplificata per city car elettriche e disposizioni sulle flotte aziendali —su cui permangono forti divergenze tra chi invoca obiettivi vincolanti e chi preferisce linee guida non obbligatorie. Non si tratterebbe di un semplice slittamento al 2040 del bando sui motori endotermici, ma di un ripensamento strutturale basato su compensazioni garantite lungo la filiera. Francia e Spagna restano più inclini all’impianto originario, mentre i Verdi denunciano un pericoloso arretramento della policy climatica. La decisione finale spetterà al collegio dei commissari ed al presidente von der Leyen, chiamata a bilanciare competitività industriale, sicurezza dell’approvvigionamento e credibilità ambientale in uno dei dossier più sensibili della legislatura.