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Week end nero per la Rossa

Ferrari perde il GP di Imola e richiama 2.222 auto dalla Cina

Week end da dimenticare per la Ferrari. Maranello, in 2 giorni, deve inghiottire 2 bocconi amari. Il primo, puramente sportivo, è la sconfitta nel Gran Premio di Imola, praticamente sotto casa. La sconfitta era quasi annunciata, visto che pochi giorni prima la Rossa ha dovuto richiamare in officina 2.222 auto dalla Cina a causa di un problema accertato all'impianto frenante.

Risultato? Il titolo, che solo oggi recupera un +1,2% ha perso nella seduta di ieri, subito dopo il flop nel GP di Formula 1, il 2% a 193,2 Euro per azione. Quel che è peggio è che il titolo non ha fatto altro che proseguire nella scivolata innescata venerdì scorso, 22 aprile, quando ha perso il 3,5%. La colpa è tutta nel documento pubblicato sul sito della State administration for market regulation, ossia l'autorità cinese di regolamentazione dei mercati, da cui è emerso che il cavallino Rampante richiama 2.222 vetture in Cina, per possibili problemi ai freni.

Secondo l'Authority dell'automotive cinese il richiamo riguarda i modelli della serie 458 Italia, 458 Speciale, 458 Speciale A, 458 Spider, 488 GTB e 488 Spider ed è per le auto importate tra marzo 2010 e marzo 2019. Stando all'analisi effettuata da Ferrari con gli esperi di Bosch, la causa del difetto sta in un tappo del serbatoio del liquido dei freni che potrebbe non sfiatare correttamente, creando così potenzialmente un vuoto all'interno del serbatoio del liquido dei freni.

"Si tratta di un recall avviato qualche mese fa per una possibile anomalia del sistema frenante che è stato recepito dall'authority cinese" ha specificato l'amministratore delegato Benedetto Vigna in un'intervista al Sole 24 Ore. "Naturalmente l'attenzione alla sicurezza e alle procedure di controllo e prevenzione nell'industria automobilistica sono molto rigorose, per noi sono una priorità assoluta. Operiamo secondo rigorose linee guida di sicurezza e protezione per garantire che i giusti sistemi e procedure siano in atto in ogni momento".

La casa di Maranello, tra il 2014 e l'anno scorso, avrebbe venduto circa 5.400 auto nella regione Greater China che comprende Hong Kong e Taiwan. Secondo Reuters, l'iniziativa fa parte di una più ampia azione che Ferrari sta intraprendendo a livello globale sullo stesso problema per i modelli prodotti nel periodo: non a caso, il marchio ha richiamato nel novembre 2021, una serie di modelli anche dagli Stati Uniti.

L'impasse non dovrebbe comunque avere effetti devastanti sui conti dell'azienda. Secondo gli analisti di Equita, il richiamo "non avrà un impatto materiale su costi e ricavi in quanto i costi sarebbero già stati accantonati e non risultano incidenti gravi tali da generare cause legali e il rischio di onerosi rimborsi".

Tra l'altro, lo stesso Vigna ha calmato le acque mettendo un punto fermo sulle voci circa alleanze per lo sviluppo della futura strategia. L'ad ha, di fatto, escluso qualsiasi aggregazione. "Non cerchiamo fusioni, ma partner: in 100 giorni 40 società del mio network sono venute a Maranello", sottolinea Vigna.

"Ci aspettiamo accordi prevalentemente nell'ambito tecnologico come quello recentemente annunciato con Qualcomm", commentano gli esperti di Equita. Un intervento, quello dell'ad, parecchio chiaro, forse risolutore dopo il trambusto dei giorni scorsi: sicuramente una presa di posizione che tranquillizza il mercato, tanto che il titolo oggi, come dicevamo, respira una boccata d'ossigeno.

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