L'assemblea di Spediporto che si è tenuta ieri a Genova è stata un'occasione feconda per un dibattito fecondo su alcuni temi, spinosi e non, che riguardano il futuro dello scalo ligure, tra i più importanti d'Italia. L'associazione degli spedizionieri genovesi han lanciato un allarme riguardo l'integrazione dei servizi marittimi: non solo non porterebbe vantaggi al consumatore finale, ma gli investimenti delle compagnie di navigazione nel settore trasporti rischierebbe di impattare sull'intera categoria. Intanto, si attende che l'Autorità portuale avvii i lavori del Piano regolatore portuale.
"L'accesso alla capacità di trasporto ora è un tema: se questo accesso alla capacita è condizionato dall'obbligo di acquistare servizi che tradizionalmente sono offerti dagli spedizioniere, allora per noi è un problema. Ma dobbiamo chiederci: è un problema solo per noi spedizionieri o anche per il consumatore finale? Non si può continuare a considerare la logistica un mero centro di costo" afferma il presidente di Spediporto, Alessandro Pitto, alla sua ultima assemblea dopo 6 anni di mandato.
Tuttavia, secondo Paolo Pessina, presidente di Assagenti,"le grandi compagnie di armatori sono pronte ad altri investimenti sulle banchine e sulla logistica, ma "è un fenomeno che avviene da tempo e il mercato è rimasto competitivo". Di tutt'altro avviso Stefano Messina, presidente di Assarmatori: "Non è così. Perché sarebbe contraddittorio rispetto all'integrazione verticale. Oggi la nave non è più un asset fondamentale".