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Ambientalisti e Regione Umbria litigano per un Nodino

Secondo il comitato "Sciogliamo il Nodo" la bretella stradale sarebbe uno "sfregio ambientale"

È stato soprannominato Nodino ed è una bretella stradale che dovrebbe snodarsi tra i comuni di Collestrada e Madonna del Piano, in provincia di Perugia. Nonostante il vezzeggiativo, su questa infrastruttura progettata nel 2003 si stanno appuntando le critiche aspre degli ambientalisti. Secondo Ilfattoquotidiano.it, il progetto preliminare prevede, infatti, un tratto di superstrada lungo 7 km tra gli assi autostradali già esistenti, e fa parte della più ampia ristrutturazione della rete viaria regionale che prende il nome di "Nodo". I comitati ambientalisti sono preoccupati per l’iter di definizione del progetto, autorizzato dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso marzo.

L’infrastruttura, salutata come la soluzione definitiva al problema del congestionamento del traffico, comporta una serie di criticità dal punto di vista ambientale e paesaggistico che allarmano non poco. La principale consiste nel fatto che per realizzare il Nodino è prevista la costruzione di una galleria artificiale che trapassa la collina sotto due siti paesaggisticamente importanti: uno è il borgo medievale di Collestrada, l'altro è Bosco a Farnetto, area di pregio naturalistico che nel 2004 il ministero dell’Ambiente ha classificato come Zsc, ossia Zona speciale di conservazione, seguendo la direttiva dell’Unione Europea per la salvaguardia dei siti di interesse paesaggistico all’interno della rete ecologica "Natura 2000".

Un "irrimediabile sfregio all’ambiente", secondo Simona Cianetti, cittadina di Collestrada e portavoce del coordinamento "Sciogliamo il Nodo" formato da 25 associazioni che da anni si oppongono alla realizzazione dell’infrastruttura. Di diverso avviso sia Regione Umbria che Anas: ambedue gli enti, infatti, assecondano l'impatto ambientale come prezzo da pagare per risolvere ingorghi nelle gallerie e lunghe file soprattutto in prossimità di Perugia e Foligno. La bretella, secondo le previsioni di Anas, costerà 211 milioni di Euro ma permetterà di ridurre il traffico giornaliero del 25% e dimezzare quello di mezzi pesanti.

Le cose, però, non sembrano stare proprio così. Secondo Cianetti, infatti, a essere rovinato dall’infrastruttura, oltre al bosco, è anche tutto il panorama naturale della collina di Collestrada e la zona della piana del Tevere, dove verrà costruito il ponte che completerà il Nodino e dove sono presenti aree agricole di pregio. "Abbiamo scritto ai ministeri della Transizione ecologica e dei Beni culturali, ma nessuno ci ha mai risposto", sottolineano i comitati. Che promettono di non fermarsi. "Su Change.org la nostra petizione Salviamo Collestrada ha superato i 10 mila firmatari. Siamo tutti uniti contro quella che sarebbe una ferita inaccettabile al nostro territorio".

Per evitare quello che viene definito senza mezzi termini "un inutile sfregio all’ambiente", i comitati ambiente suggeriscono una soluzione più economica, efficace e meno impattante, ossia l’ampliamento delle rampe stradali già esistenti. "L’implementazione costerebbe 64 milioni di Euro e sarebbe anche più veloce e semplice da realizzare", spiega Cianetti che, insieme al resto delle associazioni, si chiede perché la Regione non decida di intervenire sui punti critici dell’asse viario in questo modo. Andando avanti nel progetto, dicono gli ambientalisti, la Regione causerebbe "la violazione dei vincoli e degli impegni" presi con l’Unione Europea "che ha dato soldi alla Regione per mantenere quelle zone" attenendosi a misure ben precise che, tra le altre cose, vietano la modifica del suolo e sottosuolo delle aree interessate.

Secondo quanto sostengono i rappresentanti dei comitati, la stessa Anas ammette che "nelle successive fasi autorizzative dovrà essere avviata una Vinca, una Valutazione di incidenza ambientale", visto che dal progetto preliminare a oggi la creazione della zona protetta ha portato a un "aggiornamento del quadro ambientale". La Vinca rilasciata dal ministero dell’Ambiente "è obbligatoria nel caso di interventi che possano avere incidenze significative sull’habitat dei siti", spiegano i comitati: secondo loro, il rischio di non ottenere il permesso è concreto e porterebbe il progetto del Nodino a un nuovo stallo dopo l’ulteriore spesa di 10 milioni di Euro per la definizione.

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