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Autotrasporto, rincari anche nel 2022

Nel primo trimestre 2022, l’indice medio europeo dei noli stradali è aumentato di 4,3 punti sul 2021

Autotrasporto europeo sempre più caro e tariffe aumentate anche nel primo trimestre 2022. Il quadro a tinte fosche arriva dall’indagine di tre leader nel market research, ossia Upply, Transport Intelligence e Iru. Secondo gli ultimi dati, nel primo trimestre 2022, l’indice medio europeo dei noli stradali è aumentato di 4,3 punti, rispetto al quarto trimestre 2021, e di 7,5 punti rispetto al primo trimestre 2021. 

Le cause di questo che si sta rivelando il settimo trimestre consecutivo di aumento? L’incremento dei costi, primo fra tutti quello del gasolio, cresciuto del 52,7% su base annua: poi, la carenza di autisti, lo squilibrio tra offerta e domanda, le nuove norme europee sul trasporto internazionale e la guerra in Ucraina. 

La situazione (grave, secondo gli analisti proseguirà per l’intero 2022. "La volatilità dell'inflazione e le conseguenze della guerra in Ucraina continueranno ad aumentare i costi -dicono gli esperti-. Anche se, con l'affermarsi dell'inflazione, la domanda complessiva potrebbe diminuire, alleggerendo la pressione al rialzo sulle tariffe”. 

Non è tutto, purtroppo. La guerra in Ucraina, infatti, ha aggravato la carenza di autisti, riducendo il numero dei veicoli industriali disponibili e aumentando le retribuzioni e quindi i costi degli autotrasportatori. Secondo le stime, oggi mancano in Europa 450 mila conducenti di veicoli industriali, almeno stando ai numeri di Iru, International road transport union, l'Unione internazionale dei trasporti su strada, ossia l'organizzazione mondiale del trasporto che sostiene gli interessi degli operatori di autobus, pullman, taxi e camion. 

Tutte queste previsioni non tengono ancora in conto le nuove norme sul trasporto internazionale attuate dal Primo pacchetto mobilità adottato dal Parlamento Ue a gennaio 2022: per il momento, sembra che il loro impatto sull’aumento dei costi sia limitato, ma l'impatto globale sarà meglio definito nei prossimi trimestri, quando anche i ventidue Paesi dell’Unione che stanno ritardando l'attuazione delle nuove norme decideranno di adeguarsi.

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