Iniziato ieri a Genova il processo per il crollo del Ponte Morandi. Sono 59 gli imputati fra ex-dirigenti, tecnici e funzionari di Autostrade per l’Italia, della società di manutenzioni Spea e del ministero delle Infrastrutture. La prima udienza è durata due ore. I familiari delle vittime sono "preoccupati ma fiduciosi che si possa arrivare a sentenza senza dolorose prescrizioni". La Procura di Genova confida nei tempi ragionevoli della giustizia.
"Inizia il processo, dopo quasi 4 anni di attesa. Abbiamo l'aspettativa che porti giustizia, che faccia chiarezza sulle cause e sulle responsabilità che hanno portato all'uccisione dei nostri famigliari. Perché altrimenti le morti dei nostri cari saranno state inutili e loro non potranno riposare in pace", ha dichiarato il presidente del Comitato vittime del crollo di ponte Morandi, Egle Possetti. Sarà un processo articolato e complesso quello sul disastro che il 14 agosto 2018 causò il decesso di 43 persone. Basta valutare i numeri: sono 565 i testimoni nominati da accusa e difesa, 57 i consulenti ingegneristici, circa 350 al momento le parti civili ammesse. Gli imputati che hanno interrotto il loro rapporto di lavoro con Aspi, Spea o con il ministero prima dell’8 dicembre 2005 (quando entrò in vigore la ex-Cirielli), sanno poi che nel 2026 verranno prescritti omicidi e lesioni colposi.
Per le difese, il crollo è stato scatenato da un vizio di costruzione. La perizia del giudice per le indagini preliminari, però, dice anche un'altra cosa: il difetto c’era, ma rileva anche che c'erano stati degli allarmi a seguito dei quali se fossero state fatte le manutenzioni il viadotto non sarebbe crollato.