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Trump: firmato ieri sera al limite della deadline l'ordine esecutivo sui dazi

Le tariffe entreranno in vigore il 7 agosto. Confermate le imposte al 15% per l'Ue

Prima dello scattare della mezzanotte negli Stati Uniti (attorno all'1 di notte in Italia), il presidente Donald Trump ha firmato l'ordine esecutivo per l'imposizione dei dazi verso i Paesi partner, rispettando così la deadline del 1° agosto. Ha quindi annunciato che le tariffe entreranno in vigore dalle 00:01 ora legale orientale del 7 agosto, per permettere alla Us customs and border protection, agenzia federale che regola l'ingresso di persone e merci negli Usa, di mettere in pratica le modifiche necessarie per la riscossione dei dazi. Come afferma un comunicato della Casa Bianca, le modifiche varranno "per le merci immesse al consumo o ritirate dal magazzino per il consumo" entro quella data. Le merci caricate in nave e attualmente già in transito, invece, sono escluse delle tariffe se raggiungeranno gli Usa prima del 5 ottobre. 

Secondo quanto stabilito già dall'intesa firmata in Scozia il 27 luglio con il presidente della Commissione Ursula von der Leyen, per l'Unione europea sono stati confermati i dazi al 15%, escluse alcune categorie di prodotti (vedi Mobilità.news). Per il Canada invece i dazi sono già stati applicati oggi con aliquota al 35% invece che al 25%. Dall'imposta sono esclusi i beni che rientrano nel trattato commerciale Usa-Canada-Messico, mentre i settori in cui l'impatto delle tariffe avrà il peso maggiore riguardano legno, acciaio alluminio e automobili. Il premier canadese Mark Carney ha comunicato in una nota il proprio "disappunto" e ha affermato: "I canadesi possono essere il nostro migliore cliente. Possiamo dare a noi stessi più di quanto qualsiasi governo straniero possa mai toglierci costruendo con lavoratori canadesi e utilizzando le risorse canadesi a beneficio di tutti i canadesi". 

Come stabilito dall'ordine esecutivo della Casa Bianca, per gli altri Paesi al momento sono previste le seguenti percentuali: 10% Isole Falkland, Regno Unito e tutti gli altri paesi non elencati nell'ordine esecutivo; 15% Afghanistan, Angola, Bolivia, Botswana, Camerun, Ciad, Costa Rica, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Guinea Equatoriale, Fiji, Ghana, Guyana, Islanda, Israele, Giappone, Giordania, Lesotho, Liechtenstein, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Nauru, Nuova Zelanda, Nigeria, Macedonia del Nord, Norvegia, Papua Nuova Guinea, Corea del Sud, Trinidad e Tobago, Turchia, Uganda, Vanuatu, Venezuela, Zambia, Zimbabwe; 18% Nicaragua, 19% Cambogia, Indonesia, Malesia, Pakistan, Filippine, 20% Bangladesh, Sri Lanka, Thailandia, Taiwan, Vietnam, 25% Brunei, India, Kazakistan, Moldavia, Tunisia; 30% Algeria, Bosnia ed Erzegovina, Libia, Sudafrica; 35% Iraq, Serbia, 39% Svizzera, 40% Laos, Myanmar (Birmania); 41% Siria. La Cina invece sta ancora negoziando e il Messico subirà una tariffa del 25% sul fentanyl, del 25% sulle auto e del 50% su acciaio, alluminio e rame. Per il Brasile l'aliquota sarà del 50% sulla maggior parte dei beni, come annunciato ieri (vedi Mobilità.news). 

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