Non per il calendario, ma per il timer — silenzioso e inesorabile — che scandisce l’avvicinarsi della grande tornata di nomine ai vertici delle partecipate di Stato. Un passaggio che, per il governo Meloni, va ben oltre la routine amministrativa: è il vero banco di prova per consolidare l’asse tra politica ed economia e ridisegnare la geografia del potere nazionale.
Il dossier è gestito direttamente dalla premier, con pochi fedelissimi e massimo riserbo. L’equilibrio nella maggioranza resta delicato: Forza Italia osserva, la Lega misura le mosse, mentre Fratelli d’Italia gioca d’anticipo. «Non sarà un risiko, ma una visione industriale», assicurano fonti vicine alla presidenza del Consiglio. In realtà, la mappa delle nomine è già in costruzione, tra conferme scontate e partite ancora aperte.
Il caso più simbolico è quello di Claudio Descalzi. Alla guida di Eni dal 2014, è ritenuto difficilmente sostituibile per il suo profilo tecnico e per la rete di relazioni internazionali costruita nel tempo, in particolare con gli Stati Uniti. La recente commessa in Israele per l’estrazione offshore al largo di Gaza — firmata prima del 7 ottobre — rafforza il ruolo strategico del gruppo nel Mediterraneo e, di riflesso, quello dell’Italia. A Palazzo Chigi si valuta anche l’ipotesi di un passaggio di Descalzi alla presidenza operativa, con la nomina a Ceo di Guido Brusco, attuale Chief Operating Officer Global Natural Resources.
Più lineare, invece, il percorso di Roberto Cingolani in Leonardo. L’ex ministro della Transizione ecologica, dopo una gestione sobria e istituzionale del post-Profumo, sembra destinato a una conferma quasi certa.
Sul fronte delle presidenze, invece, si profila un ricambio: Giuseppe Zafarana (Eni) e Stefano Pontecorvo (Leonardo) potrebbero concludere il loro mandato. Tra i nomi che circolano spicca quello di Elisabetta Belloni, attuale direttrice del Dis, indicata da più fonti come possibile presidente di una delle due major pubbliche. Sarebbe un ritorno di peso nell’orbita operativa dello Stato, in una fase in cui si intrecciano sicurezza, industria e diplomazia. Nel totonomi anche Luca Zaia, in uscita dalla Regione Veneto.
Capitolo Enel: il nodo resta Flavio Cattaneo. Alcuni lo immaginano in orbita Generali (ipotesi smentita dal gruppo energetico), altri lo vedono pronto a un secondo mandato. La sua partita, comunque, si intreccia con quelle di Ferrovie e Cassa Depositi e Prestiti, confermando che le nomine non saranno solo una questione di poltrone — ma di potere.