Il fondo di investimento Elliott Management ha chiesto indietro 456 milioni di dollari al London Metal Exchange, la prestigiosa borsa dei metalli mondiale, per aver cancellato le transazioni di mercato a seguito dell'invasione armata russa in Ucraina. Dura l'opposizione alla richiesta, che potrebbe finire in un'aula di tribunale. La vicenda riguarda uno dei principali investimenti nel settore della materie prime per l'industria automobilistica delle vetture elettriche.
Questo quanto accaduto: l'8 marzo il valore in borsa del nickel aveva raggiunto i 48.000 dollari a tonnellata; mai così alto da 15 anni; tuttavia il dato esclude circa 4 miliardi di dollari di transazioni annullate a prezzi molto più alti. È stato uno short squeeze innescato dalle sanzioni economiche contro la Russia.
Il nichel serve per la produzione di batterie e dunque rappresenta un buon investimento visto l'aumento della vendita di veicoli elettrici. Gli investitori devono scegliere se acquistare credendo al boom dell'auto elettrica o venderlo se lo ritengono sopravvalutato, mentre case automobilistiche, produttori di batterie, minatori e raffinatori sono costretti a stipulare accordi a lungo termine con fornitori affidabili.
Quest'ultimo passaggio è in conflitto con lo scopo della borsa che è quello di creare un prodotto uniforme che gli acquirenti possono scambiare, indipendentemente dal venditore. Perciò si parla di un vero e proprio scollamento tra il mercato finanziario e quello fisico, che secondo alcuni esperti è destinato a crescere. Intanto, mentre l'industria automobilistica si preoccupa per la carenza di litio, la disputa tra Elliott Management e London Metal Exchange, rivela che la complessa realtà dell'investimento odierno in batterie elettriche faticherà a mantenere le promesse, fa notare il quotidiano economico statunitense "Wall Street Journal".