La conferma della decisione di Wärtsilä di non ritirare la procedura di chiusura delle attività produttive del sito di Trieste “incrina -dice il ministro Giancarlo Giorgetti- la fiducia che era alla base dei rapporti tra Italia e Finlandia. Sarà sicuramente vero che l’azienda ha operato nell’ambito delle leggi come è stato più volte precisato a questo tavolo, ma esistono non solo le procedure scritte ma anche un criterio di comportamento e regole di lealtà nei rapporti tra Paesi e persone. Criteri e regole evidentemente tradite".
"Ora -prosegue il titolare del Mise- da parte nostra servono una grande forza di volontà e fiducia per credere ancora in questa azienda e nelle sue intenzioni. Il Governo italiano, sebbene in una situazione particolare, continuerà a essere impegnato fino all’ultimo momento nella difesa degli interessi dei lavoratori, del territorio e nell’interesse nazionale che ancora di più mi sento di difendere e rappresentare”: sono queste le parole conclusive del ministro dello Sviluppo economico al termine del tavolo di crisi Wärtsilä durato oltre tre ore che si è tenuto ieri al Mise alla presenza del coordinatore della struttura di crisi Luca Annibaletti, dei vertici aziendali, dei sindacati e del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in videocollegamento.
L’annuncio del ceo Hakan Agnevall, “un vero fulmine a ciel sereno, inaspettato rispetto alle interlocuzioni avute pure con il governo di Helsinki nei mesi scorsi” e confermato anche dopo la richiesto dello stesso ministro Giorgetti di riconsiderare la decisione all’interno di un disegno di creazione di un’industria del mare in Italia, ha visto la condanna all’unisono di sindacati e governo territoriale.
“Non valutate la foto di oggi - ha avvertito Giorgetti - ma immaginate il film di domani”. Delusione e amarezza è stata espressa da tutti i partecipanti.
A circa metà luglio la multinazionale finlandese specializzata soprattutto nella fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d'energia per uso marino, proprietaria della storica Grandi Motori di Trieste, aveva annunciato la chiusura del comparto produttivo dei grandi motori per navi a Bagnoli della Rosandra, nonostante l'impatto su circa 450 dipendenti con potenziale esubero che tale decisione avrebbe provocato. Vedi in proposito notizia Mobilità.news, e Mobilità.news 2 .