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Russia: continua fuga dalla chiamata alle armi

Lunghe file di auto alla frontiera con Mongolia, Georgia e Finlandia

In Russia si moltiplicano i tentativi di fuga all’estero. Tra questi ci sono soprattutto i giovani ed adulti che vogliono evitare la chiamata alle armi. Intanto, continuano le manifestazioni di protesta, represse duramente dalla polizia russa, che ha arrestato almeno 2000 persone. Insomma, fa paura l'annuncio della mobilitazione parziale della popolazione (circa 300.000 soldati, di cui 100.000 saranno impiegati) fatto dal presidente russo Vladimir Putin

Si teme un esodo di massa. Si allungano le file di auto alla frontiera con Mongolia, Georgia e Finlandia. I servizi di sicurezza russi (Fsb) hanno intanto iniziato a vietare ai cittadini di lasciare la Federazione attraverso il confine con il Kazakhstan senza l’autorizzazione del commissariato militare. Divieto che dal 28 settembre potrebbe diventare generalizzato per tutti gli uomini in età di mobilitazione.

"Chi muore adempiendo al proprio dovere militare si sacrifica per gli altri, e questo sacrificio lava via tutti i peccati commessi", è stato l'incoraggiamento del capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill. Nei giorni precedenti aveva dichiarato: "Vai coraggiosamente a compiere il tuo dovere militare e ricorda che se muori per il tuo Paese, sarai con Dio nel suo regno". 

Ma il dissenso in Russia si fa sentire, non solo tra i manifestanti anti-Putin. I presidenti delle Camere. "Se viene commesso un errore, è necessario correggerlo. Le autorità ad ogni livello dovrebbero comprendere le proprie responsabilità" ha dichiarato il numero uno della Duma Vyacheslav Volodin. Gli fa eco la collega del Senato, Valentina Matviyenko: sono "eccessi assolutamente inaccettabili" tanto da ritenere "giusto che si stia scatenando una forte reazione nella società".

C'è chi si è spinto anche a suggerire una rivalutazione dei criteri per la selezione dei soldati da inviare in Ucraina a presidiare le aree occupate dopo il referendum di annessione che terminerà il prossimo 30 settembre. Tra questi c'è il presidente del consiglio per i diritti umani del Cremlino, Valery Fadeyev, che ha proposto di aumentare da 27 a 45-50 anni l’età di richiamo dei lavoratori immigrati e stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza russa. 

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