Il Mediterraneo rilancia le crociere ma Venezia è in fuori gioco. Niente meglio che una metafora calcistica può spiegare la situazione che si sta venendo a creare in Italia soprattutto dopo il divieto di transito delle navi dalla Laguna e, il conseguente, ingolfamento del traffico crocieristico, con l'approdo non ancora pronto per deviare gli attracchi. A fare il punto, questa volta negativo, è il presidente di Federagenti, Alessandro Santi, secondo cui le indicazioni che stanno trapelando dal Seatrade cruise in corso a Miami, generalmente positive, forniscono la conferma dell'esclusione, ormai in atto, di Venezia dagli itinerari delle principali compagnie crocieristiche. Un'esclusione che, sottolinea Santi, nei prossimi anni avrà sicuramente conseguenze sul sistema di tutto l’Adriatico.
I segnali sono inequivocabili, dice il presidente della federazione che riunisce gli agenti marittimi di 144 porti italiani: nonostante la perdurante incertezza, il mercato crocieristico guarda al futuro con fiducia, soprattutto nel Mediterraneo ma, per la prima volta negli ultimi decenni, lo fa con un convitato di pietra: lo scalo lagunare. "Con Venezia scompare l’home port iconico e più importante del Mediterraneo" dice Santi. "Come era annunciato, la fase transitoria indicata dal DL103, ossia le Disposizioni per la tutela delle vie d'acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia nonché disposizioni urgenti per la tutela del lavoro", quello che, di fatto, ha sfrattato le grandi navi da San Marco. Il decreto, aggiunge Santi, "prevedeva azioni a favore della salvaguardia di Venezia e del lavoro ma non ha prodotto nulla di concreto".
"Nessuna delle 2 istanze è andata a buon fine" sottolinea il presidente di Federagenti. "La città è assalita dal turismo mordi e fuggi. Inoltre, la qualità e il valore aggiunto dei crocieristi organizzati e di quelli alto-spendenti è stata rapidamente sostituita, con enormi fattori moltiplicativi, da visitatori giornalieri, da una serie di addii al nubilato e al celibato e da altrettanti raid alcolici. La conseguenza evidente è quella di centinaia di lavoratori che attendono da mesi sostegni e di compagnie di navigazione legittimamente in fuga".
"Poco importa di chi sia la responsabilità del ritardo" dice ancora il manager. "Resta il fatto che, se ad agosto dell’anno passato si fa una legge con tale nome e dopo otto mesi nulla si è mosso qualcosa evidentemente non va. La programmazione su Venezia oggi la si riesce a fare solo di mese in mese ma le navi con i loro passeggeri non possono aspettare la burocrazia italiana".
Nulla di fatto, secondo la federazione nazionale degli agenti marittimi, anche per il disegno di legge che attraverso un concorso di idee, avrebbe dovuto fornire certezze sul futuro del porto crocieristico e container di Venezia: l’iter si è bruscamente bloccato, con conseguente perdita di tempo e denaro. Ma, soprattutto, con la conferma dei tanti dubbi sollevati sulla modalità del procedimento. Un iter, conclude Santi, "che ha trascurato colpevolmente anni di studi e di confronti tecnici avanzati e che sancisce un’ulteriore perdita di credibilità del sistema Paese".