Secondo l'analisi della piattaforma spagnola Mabrian, osservatorio specializzo in dati sul settore aereo e turismo, tra il 28 giugno e il 15 luglio l'aviolinea che ha cancellato il maggior numero di collegamenti aerei diretti in Italia è stata la low-cost britannica easyJet, con 568 voli. Il dato rappresenta la punta dell'iceberg di una serie di disservizi che stanno impattando sull'operatività dei principali aeroporti europei.
In Italia la situazione è molto più stabile rispetto al resto del continente. Tuttavia, ci sono alcuni aeroporti del Belpaese che più di altri subiscono ritardi e cancellazioni, ovvero gli scali maggiormente presidiati dai vettori aerei low-cost, dove l'impiego degli aerei in altri voli avviene ad un ritmo più sostenuto rispetto alle aviolinee tradizionali, perciò ogni ritardo si ripercuote sulla rotta successiva, accumulandosi.
Ultimamente le rotte domestiche più colpite sono quelle con destinazione Sicilia (Roma-Catania perde 35 voli, 32 su Milano-Catania e Roma-Palermo) e Sardegna (cancellati 24 viaggi su Cagliari-Milano). Le ricadute per il turismo sono pesanti. "Il far west sui voli sta generando un problema molto grave sui flussi turistici in entrata e uscita verso l'Europa. E compromette anche i collegamenti con le isole. Senza dimenticare le difficoltà, in particolare, su mete come Londra che colpiscono non solo il business travel ma anche i giovani impegnati nei loro viaggi di istruzione", spiega il presidente della federazione degli operatori turistici di Confcommercio, Franco Gattinoni.