Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha diffuso ieri un documento a sua firma contenente le iniziative messe in campo dal Governo per sostituire entro il 2025 il gas russo con altre fonti, rinnovabili ed efficienza energetica. Mentre per il futuro immediato si parla dei "risparmi attesi" per il semestre ottobre 2022-marzo 2023. Insomma, nonostante i proclami, l'indipendenza dalle materie prime russe richiede tempo.
Nel documento si legge che "l’obiettivo del Governo è quello di arrivare ad avere in esercizio al più presto, entro i primi mesi del 2023, il primo rigassificatore galleggiante e, successivamente e comunque entro il 2024, anche il secondo". Si parla rispettivamente di quello di Piombino e di quello di Ravenna. Tuttavia, per alcuni esperti si tratta di un cronoprogramma fin troppo ottimista.
Ciò significa che è difficile che avremo la quantità di gas necessaria a garantire i normali consumi per quest’inverno. Ma l'Esecutivo garantisce che nella seconda metà del 2022 avremo forniture sostitutive per 7,5 miliardi di metri cubi di gas: l’aumento del 2023 (altri 9,3 miliardi entro fine anno) è quasi tutto in Gnl, cioè in metano liquido che andrà rigassificato per la gran parte a Piombino (5 miliardi di metri cubi).
Intanto, al momento l’unico risparmio di gas certo è quello che si otterrà facendo andare a pieno regime le centrali elettriche a carbone e ad olio (2,1 miliardi di metri cubi). Tutto il resto sono speranze e pie illusioni: dal riscaldare meno le case ed i luoghi di lavoro (-3,2 miliardi di metri cubi) alla promozione di comportamenti responsabili (-2,9 miliardi).