Lo stop alle navi russe costerà 7,3 miliardi agli scambi italiani. Almeno questa è la cifra ipotizzata se l'Ue metterà mano oggi al quinto pacchetto di sanzioni alla Russia, compreso lo stop all'import-export di carbone. Secondo un articolo del quotidiano genovese Il Secolo XIX, dal terminal rinfuse del porto di Genova proprio sabato scorso è ripartita alla volta della Turchia la motonave russa Navis 2, quella che potrebbe essere l'ultima nave che ha toccato lo scalo della Lanterna, così come i porti italiani e quelli europei.
Le cifre specificano meglio la situazione che si viene a creare. "L'interscambio via mare tra Italia, Russia e Ucraina è di 10 miliardi di Euro l'anno, di cui 7,3 con Mosca e il resto con Kiev, su un totale Italia-resto del mondo di circa 220 miliardi di Euro", spiega Rodolfo Giampieri, presidente di Assoporti, riportando numeri del centro studi Srm collegato a Intesa Sanpaolo. A livello generale, l'Italia verso Mosca esporta oltre sette miliardi di Euro di prodotti e ne importa 12,6 miliardi, in particolare gas e materie prime: quasi 20 miliardi è l'interscambio. Complessivamente, nei porti italiani sono state movimentate 481,5 milioni di tonnellate di merce: quelle relative all'interscambio con la Russia sono in totale 38 milioni.
Se scatta il blocco, dunque, tocca in realtà una parte residuale in termini di tonnellaggio e valore sul totale nazionale: il greggio da Novorossiysk, il carbone in forma di antracite in partenza da Odessa, visto che il grande porto sul Mar Nero non era solo la banchina dell'Ucraina ma anche di una parte dei traffici russi rivolti verso Sud.
Più trascurabile il riflesso sulla merce via container: dall'inizio del conflitto, complice anche l'addio di numerose compagnie ai porti russi, il movimento è di circa 20 mila teu al giorno: in pratica, la capacità di trasporto di una singola portacontainer di ultima generazione, e neanche la più grande. Questo perché, in sostanza, nei porti italiani, non sono mai arrivate o partite da e per la Russia navi interamente cariche di container.
Difficile invece contare quante sono le navi battenti bandiera russa che complessivamente toccano i porti italiani, visto che dalla seconda guerra mondiale in poi, la bandiera non è mai stata oggetto delle attenzioni delle autorità di controllo. Proprio per questo l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha avviato un percorso per siglare un protocollo d'intesa con le Capitanerie di porto in modo da avviare questo tipo di controlli.
Le verifiche, diciamolo subito, si annunciano piuttosto complesse: prima di tutto perché, come riporta l'agenzia Bloomberg, "si è già registrato il cambio di qualche bandiera proprio per non avere questo tipo di problemi". Poi perché sarà difficile dimostrare i collegamenti tra una nave, che magari ha bandiera di convenienza come la maggior parte dei mercantili al mondo, e i possibili interessi russi alle sue spalle.