È una fuga più che un esodo. Non si arresta l'emorragia di marchi dal mercato russo come ritorsione all'invasione dell'Ucraina. In un giorno sono "scappati" giganti come Mc Donald's e Renault che hanno annunciato la cessione di tutte le loro attività a Mosca. Via da Mosca anche per un colosso, questa volta bancario, come Unicredit che sta facendo le valigie della sua filiale e che, secondo le indiscrezioni avrebbe ricevuto un'offerta da parte di Interros Capital, la banca d'affari controllata da Vladimir Potanin, uno dei pochi oligarchi non sanzionati da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea. Secondo il Financial Times, però, la banca italiana avrebbe rifiutato l'offerta.
Il colosso del fast food, dicevamo, non è l'unico gigante ad avere deciso di abbandonare il mercato russo. Anche la casa automobilistica Renault, infatti, ha confermato di essere decisa a vendere a un istituto di ricerca scientifica russo la sua partecipazione del 67,69% in Avtovaz, la ex fabbrica di Togliattigrad che produce con il marchio Lada. Una decisione partorita a lungo, visto che già a marzo il marchio aveva paventato di abbandonare il Paese e a inizio maggio, come abbiamo anticipato su Mobilità.news, fatti i conti delle perdite, aveva seriamente cominciato a pensare al trasloco (L'automotive conta primi danni della guerra). D'altronde, la fuga da Mosca per Renault, partecipata al 15% dal governo francese, è quasi fisiologica, visto che parliamo della casa automobilistica europea più esposta in Russia.
Adesso il gruppo guidato dall'italiano Luca de Meo ha confermato di aver accantonato 2,2 miliardi di Euro per coprire i costi di abbandonare la Russia: dal 24 febbraio, giorno di inizio dell'invasione russa in Ucraina, Renault a perso il 27% del suo valore in Borsa. Come aveva anticipato l'agenzia russa Interfax, il gruppo francese ha deciso di cedere alla città di Mosca la sua quota in Renault Russia: anche se non sono state rese note le cifre, per Avtovaz dovrebbe trattarsi di un ammontare simbolico, pari a un rublo. L'accordo prevede un diritto di opzione per riacquistare la partecipazione entro sei anni, rimborsando gli eventuali investimenti fatti.
Il ceo de Meo ha definito la decisione "difficile, ma necessaria. Stiamo facendo -dice il manager- una scelta responsabile nei confronti dei nostri 45 mila dipendenti in Russia", preservando la performance del gruppo e la sua possibilità di ritornare nel paese in presenza di un contesto geopolitico differente.
In occasione dell'annuncio, de Meo ha anche confermato le stime 2022, con un margine operativo consolidato intorno al 3% e un flusso di cassa "positivo" dal comparto auto, con una produzione di veicoli inferiore anno su anno di circa 300 mila unità. Il gruppo, ha aggiunto l'ad, è ancora avanti rispetto agli obiettivi intermedi del piano industriale "Renaulution", annunciato a gennaio 2021: il piano prevede entro il 2023 un margine operativo del 3% e circa 3 miliardi di liquidità.
Più storica ancora rispetto a Renault è l'uscita dalla Russia del colosso del fast food Mc Donald's che assume, addirittura, un valore simbolico visto che il gigante degli hamburger è sbarcato a Mosca nel lontano 1975, anche se solo a carattere sperimentale, allargando la catena a partire dal 1993 con l'inaugurazione del secondo locale, evento a cui aveva partecipato addirittura il presidente Boris Yeltsin. Un'inaugurazione aveva fatto sognare tanti yankee: era il sogno americano all'ombra del Cremlino, il segno tangibile della svolta "capitalista" dopo la caduta del comunismo. Negli anni, poi, McDonald's è cresciuta fino a contare 847 punti vendita: l'84% di proprietà, il restante in franchising.
Trent'anni dopo, ecco che Mc Donald's esce di scena dal palco russo: un'altra svolta, questa volta al contrario, una sorta di marcia indietro. A marzo, in seguito all'invasione ucraina, il marchio food aveva deciso di chiudere temporaneamente i suoi ristoranti con un impatto di 50 milioni di dollari al mese: erano rimasti le 100 rivendite in franchising. Adesso, oggi, è arrivata la decisione di ritirare tutto il marchio.
"La proprietà dell'attività in Russia non è più sostenibile né coerente con i valori di McDonald's", sottolinea il gruppo americano che ha avviato la vendita con l'obiettivo primario di garantire l'occupazione dei 62.000 lavoratori: i ristoranti McDonald's in Ucraina rimangono per ora chiusi, anche se i lavoratori vengono pagati e l'azienda sostiene gli aiuti ai rifugiati in tutta Europa. La società prevede un addebito da 1,2 a 1,4 miliardi di dollari, pari a un range da 1,151 miliardi di Euro a 1,343 miliardi di Euro: questo solo per coprire i costi di trasloco.