La società petrolifera inglese Rockhopper ha ufficializzato l’esito dell'arbitrato internazionale iniziato nel 2017 e che dopo cinque anni ha stabilito che l’Italia dovrà compensare con 190 milioni di Euro (a cui si aggiungono gli interessi del 4% per sei anni) l'azienda britannica, per il mancato sfruttamento di un giacimento nel mare Adriatico.
Aspra la reazione dell’associazione ambientalista "Forum H2O", secondo cui "da oggi diversi Paesi vogliono recedere" dalle proprie scelte in materie di tutela dell'ambiente "perché le multinazionali possono fare causa contro leggi dello Stato". Soddisfazione sul fronte opposto, con Rockhopper che la definisce "una pietra miliare positiva".
La vicenda risale al 2016 quando il ministero dello Sviluppo economico bloccò la ricerca di idrocarburi off-shore. Una decisione che fermò sul nascere il progetto della piattaforma petrolifera Ombrina Mare che sarebbe dovuta sorgere in Adriatico, al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti, all’altezza di San Vito. Una scelta che accoglieva però le richieste dei cittadini e dei comitati ambientalisti che protestavano contro tale iniziativa dal 2015.
Secondo gli inglesi il blocco delle autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi off-shore entro i 22 chilometri dalla costa, che ha portato al mancato rilascio della concessione petrolifera Ombrina mare, aveva violato il Trattato internazionale sulla carta dell’energia. L’International Centre for Settlement of Investment Disputes ha dato ragione a Rockhopper. Adesso lo Stato italiano ha 120 giorni per opporsi al provvedimento di condanna.