Nonostante la guerra in Ucraina e le relative conseguenze economiche gli investitori istituzionali si aspettano per i prossimi 12 mesi un aumento della competizione delle operazioni di fusione ed acquisizione (Mergers and Acquisitions, M&A) nel settore infrastrutturale italiano. È quanto emerge dalla terza edizione dell'Ernst & Young Infrastructure Barometer, un sondaggio annuale realizzato tra manager di grandi aziende, banche e società.
''Nonostante il volume di attività m&a nel settore dei trasporti abbia subito un brusco rallentamento nel corso degli ultimi 24 mesi a causa della pandemia, il normalizzarsi del contesto pandemico, la ripresa del traffico ed i fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, NdR) dedicati al settore forniranno un impulso importante ad alcuni segmenti dello stesso, come ad esempio al trasporto ferroviario passeggeri e merci sul quale ci attendiamo un interesse crescente nei prossimi 12 mesi, anche con riferimento alla parte più bassa della catena del valore'', spiega Andrea Scialpi, Transaction Diligence leader di EY Italia.
Il 35% dei dirigenti intervistati prevede di indirizzare i propri investimenti nei prossimi 12 mesi nel settore delle infrastrutture energetiche. Seguono i trasporti (18%), le infrastrutture sociali (17%) e tecnologia e media (10%). Tra gli asset più attraenti: energie rinnovabili, data centre, fibra, ospedali, efficienza energetica. Tra i meno preferiti: traghetti, settore del gas, torri di trasmissione, ciclo idrico integrato, carceri, edifici pubblici.
La qualità delle infrastrutture italiane viene considerata in linea con la media europea: in particolare per il settore dell'energia, che un buon 26% degli intervistati considera migliore rispetto alla media del Vecchio continente. Più freddo il giudizio sulla qualità delle infrastrutture di trasporto, che il 38% dei manager ritiene di qualità inferiore rispetto agli altri Paesi membri.