Gli attacchi informatici trovano in Italia un terreno particolarmente fertile. È quanto emerge dal monitoraggio dell'azienda di cybersecurity Trend Micro, secondo cui il numero di violazioni con modalità ransomware colloca il nostro Paese al primo posto nella classifica mondiale ed al primo in Europa. Ciò significa che gli hacker pirati ottengono più facilmente un riscatto in denaro, dopo avere sequestrato i dati dei computer aziendali. 

Questa la classifica: Stati Uniti (19,69%), Giappone (10,18%), Turchia (7,97%), India (5,11%), Taiwan (4,29%) e Messico (4,00%). L’Italia, con il 3,56% è seguita da Olanda (3,26%), Francia (3,08%) ed infine Germania (2,96%) che chiude la top 10. Secondo l'analisi di Clusit, l’associazione Italiana per la sicurezza informatica, i bersagli più ricercati sono la Pubblica Amministrazione e la Difesa, a seguire il settore Ict, la sanità, l'istruzione e l'ambito finanziario/assicurativo.

Il fenomeno del ransomware è preponderante, perché sono molte le aziende disposte a pagare per recuperare i dati criptati dopo essere state attaccate; tuttavia, grazie a migliori strumenti di difesa informatica, il numero totale di violazioni è in lieve frenata rispetto al passato. A questo calo si contrappone il rapido aumento di attacchi tramite malware: 83 milioni nella prima metà del 2022 (circa 28 milioni nella prima metà del 2021).

Va detto che anche se si assiste a un miglioramento nel panorama della sicurezza informatica, la stragrande maggioranza delle intrusioni avviene sfruttando bug informatici conosciuti da mesi e da anni. Tra i problemi in tal senso ci sono ed i budget inconsistenti e la scarsa organizzazione dei reparti di sicurezza informatica nelle medie e grandi aziende. Per questo motivo gli esperti consigliano di delegare la sicurezza informatica ad un partner affidabile esterno.