Secondo gli Stati Uniti, la costruzione del Ponte sullo Stretto non potrebbe rientrare tra le spese militari. Il costo per la sua realizzazione quindi non contribuirebbe all'aumento al 5% della spesa per la difesa, come l'Italia si era impegnata a fare secondo l'accordo con la Nato. L'opera infatti non potrebbe essere classificata come "difesa", nonostante in un documento governativo di aprile sia stata considerata di "importanza strategica" per la "sicurezza nazionale e internazionale" e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini abbia sottolineato la caratteristica dual use del ponte, ovvero un'infrastruttura utilizzabile sia per scopi civili che militari.
"Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa" ha dichiarato l'ambasciatore statunitense presso la Nato Matthew Whitaker, che facendo riferimento alle opere che sarebbero potute essere contate tra le spese militari ha aggiunto che "non si trattava di ponti privi di valore strategico-militare" e che "non si trattava di scuole che in qualche immaginario mondo di fantasia sarebbero state utilizzate per qualche altro scopo militare".
In risposta a queste affermazioni, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dichiarato in un comunicato: "Il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla difesa. Al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e -soprattutto- non è una necessità irrinunciabile. L’opera non è in discussione".
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