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Fragilità dei nodi marittimi e sottomarini come arma ibrida

Impatto sistemico di incidenti e sabotaggi su rotte ed infrastrutture oceaniche

Il controllo e la fragilità dei cosiddetti "choke point" logistici — quei tratti obbligati delle reti marittime ed energetiche — emergono come un elemento chiave della minaccia ibrida. Lo sottolinea un non-paper del ministro della Difesa, Guido Crosetto, reso noto oggi sulle dinamiche di rischio ibride. 

Secondo il documento, il Mar Rosso si è trasformato in un fulcro della contesa economica globale: le azioni degli Houthi contro navi mercantili nel 2023-2024 hanno costretto grandi armatori, tra cui Maersk e Msc, ad evitare temporaneamente il transito attraverso Suez. 

Lo stretto di Bab el Mandeb —che mette in collegamento il Mar Rosso con il Golfo di Aden— è particolarmente critico: da lì passa circa il 10% del traffico marittimo mondiale, compresi carichi rilevanti di greggio e Gnl diretti verso l’Europa, rendendolo un nodo strategico e vulnerabile. Sulle infrastrutture energetiche il non-paper richiama il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nell’autunno 2022 come dimostrazione della fragilità delle installazioni sottomarine. Allo stesso modo, episodi logistici isolati —pensi al blocco del Canale di Suez nel 2021 provocato dall’Ever Given— hanno mostrato come un singolo evento possa innescare effetti a catena sull’intero sistema commerciale e sulla stabilità economica. Il messaggio è netto: infrastrutture marittime e sottomarine rappresentano punti di pressione attraverso i quali attori ostili possono esercitare impatti strategici. Una nave incagliata o un gasdotto compromesso non sono più eventi isolati, ma potenziali strumenti di destabilizzazione su scala continentale.

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