Con l’avvicinarsi del 10 dicembre e della proposta della Commissione Ue per la revisione del Regolamento sulle emissioni di CO2, si è riacceso il dibattito sui biocarburanti.
Transport & Environment ha rilanciato critiche che, secondo Unem, puntano più a creare allarme pubblico che a restituire un quadro oggettivo della materia. In risposta, Unem richiama i dati contenuti nello studio della DG Research and Innovation (Directorate C – Clean Planet) del 2024, che analizza il potenziale di biomassa sostenibile per alimentare biocarburanti avanzati “drop-in”. Le stime della Commissione mostrano un range sostanziale ma significativo di risorse disponibili nell’Ue-27 più paesi candidati: per il 2030 si prevede da 310 a 836 milioni di tonnellate secche di biomassa (equivalenti a circa 132–353 Mtoe/anno di potenziale biocarburanti); per il 2050 il range è tra 294 e 892 milioni di tonnellate secche (circa 128–382 Mtoe/anno). Numeri che, per Unem, indicano disponibilità di materia prima adeguata a sostenere la produzione industriale di biocarburanti avanzati capaci di servire i settori marittimo e dell'aviazione —quest’ultima con un consumo attuale di jet fuel intorno ai 50 milioni di tonnellate annue- oltre a coprire quote del trasporto su strada. Il punto cruciale non è negare criticità ambientali o di governance, ma basare decisioni regolatorie su analisi scientifiche e scenari di sostenibilità certi. Secondo Unem, lo studio della Commissione fornisce proprio questo: un quadro tecnico sul potenziale di risorse e sull’opportunità di sviluppare capacità industriali per drop-in advanced biofuel, evitando approcci allarmistici che rischiano di ostacolare investimenti strategici per decarbonizzare i trasporti hard-to-abate.