Quel che un tempo rappresentava uno dei poli dell’industria italiana negli anni Settanta oggi si sta riconfigurando attorno al porto come leva competitiva ed alla finanza d’impresa come strumento di rilancio. Bper Banca, spiega Stefano Vittorio Kuhn, responsabile della rete commerciale per gli ex-sportelli Carige, è ormai la prima realtà bancaria in Liguria: presente con oltre cento filiali —che a primavera saliranno a 123 con l’integrazione della Popolare di Sondrio— circa 1400 addetti, un centro imprese e 13 desk di private banking guidati da Fabrizio Greco per il wealth management. Il bacino clienti regionale conta quasi 330 mila persone, di cui 44 mila imprese, ed un prodotto bancario lordo superiore ai 14 miliardi di Euro.
La geografia rende la regione uno sbocco naturale al mare per Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e l’ovest dell’Emilia. Oggi la “Blue Economy” è il motore: cantieristica, shipping, logistica e trasporti convergono sul porto di Genova, la cui efficienza verso il Nord Europa è chiamata a crescere grazie agli interventi infrastrutturali del Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza). Investimenti quali la diga foranea (circa 1,3 miliardi) ed il Terzo Valico (intorno a 330 milioni) sono considerati volani: complessivamente le opere infrastrutturali potrebbero aggiungere circa 8,3 miliardi di Pil entro il 2030, a patto che i progetti vengano effettivamente cantierizzati e realizzati. La sfida è pratica: trasformare risorse e progetti in opere concrete. Riduzioni significative dei tempi di viaggio — l’ipotesi di collegare Genova a Milano in 45 minuti— avrebbero impatti diretti su logistica e mercato immobiliare, contribuendo a rimettere in moto l’economia regionale, oggi frammentata tra medie imprese ed un tessuto di Pmi legate al turismo, in un contesto demografico a bassa natalità ed alta età media. Il futuro della Liguria si gioca ora: il treno dell’occasione non può essere perso.