Secondo fonti dell'amministrazione americana riportate da Axios, gli Stati Uniti starebbero pianificando il sequestro di ulteriori navi-cisterna nella zona economica del Venezuela, in un’escalation della pressione sul governo di Nicolás Maduro. L’iniziativa si inserisce in una fase più aggressiva della strategia di Washington, già marcata dal dispiegamento di mezzi della marina e dalle minacce del presidente Trump su possibili “azioni sul territorio” venezuelano. L’obiettivo dichiarato di una serie di interdizioni marittime sarebbe quello di ridurre i flussi di greggio controllati da entità sotto sanzione, accrescendo il disagio economico interno per spingere verso un cambiamento politico.
Un consigliere presidenziale ha definito la misura come uno degli strumenti più significativi a disposizione dell’amministrazione. Nelle acque venezuelane si troverebbero attualmente 18 petroliere soggette a restrizioni: otto di queste rientrano nella categoria delle unità di grande stazza (Vlcc o similari), con capacità di carico prossime ai due milioni di barili, come la nave "Skipper" bloccata la settimana scorsa. L’operazione evidenzia l’uso di misure economico-militari per interrompere catene logistiche energetiche ed amplificare la pressione sulle élite al potere a Caracas.