La società energetica statale russa Gazprom ha comunicato nelle scorse ore che ridurrà del 40% i volumi di gas metano inviati verso l’Unione europea attraverso il gasdotto Nord Stream 1, il collegamento sottomarino che parte dal Golfo di Finlandia e arriva in Germania passando sotto il mar Baltico. La ragione di questa mossa è riconducibile alle sanzioni economiche comminate dall'Occidente contro il Cremlino.
Intanto Eni ha fatto sapere che Gazprom ha ridotto il flusso di gas verso l’Italia del 15% nella giornata di oggi: "Eni ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo. Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate. Continueremo a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicheremo eventuali aggiornamenti", si legge in una nota.
Immediata la reazione dei mercati energetici: ad Amsterdam le quotazioni del gas sono salite del 17% a 97 Euro al Megawattora. Intanto, da Roma Arera ha annunciato che gli stoccaggi dell’Italia sono saliti ormai al 52%. Dal canto suo il governo russo ha potuto effettuare il taglio alle forniture di metano anche grazie all'impennata dei prezzi: a gennaio-aprile ha incassato 27 miliardi di euro (+90%) in più da gas e petrolio rispetto allo stesso periodo del 2021.
Gazprom motiva così la sua scelta: la multinazionale tedesca "Siemens, che ha smesso di operare in Russia, non ha inviato i pezzi di cambio necessari per i compressori", perciò "presso la stazione di Portovaya al momento non possono fa altro che pompare 100 metri cubi di gas al posto dei 167 programmati". Alcuni esperti del settore ricordano che lo scorso inverno il Nord Stream 1 trasportava circa 200 milioni di metri cubi al giorno, 3-4 volte più che dentro i tubi che passavano in Ucraina per raggiungere l’Italia.