Dopo due anni di duri negoziati, compromessi e scontri anche accesi il "Chips and Science Act", dopo avere ottenuto il via libera la scorsa settimana dal senato e dalla camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, attende ora soltanto la firma del presidente americano Joe Biden. Una volta sottoscritta entrerà in vigore una legge per il sostegno alla produzione nazionale di semiconduttori e della ricerca su questa tecnologia.

Il documento offre un semaforo verde ad investimenti del valore di 280 miliardi di Euro per stimolare il settore: 52,7 miliardi saranno destinati a sussidi per la produzione e la ricerca sul territorio americano; 24 miliardi saranno spesi per incentivi fiscali che avranno lo stesso scopo; 280 miliardi di dollari saranno impiegati in ricerca su tecnologie critiche, sviluppo di energia pulita, fisica nucleare e sostegno alle future missioni spaziali sulla Luna e su Marte.

Per Washington si tratta di un risultato molto importante per diversi motivi. Anzitutto segna il ritorno di una politica industriale proattiva negli Stati Uniti. Inoltre, permetterà di non patire i disagi innescati dai colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. Senza dimenticare che Taiwan è il più grande produttore mondiale di chip e, mentre la Cina minaccia una campagna militare sull'isola che ritiene "ribelle", Washington si tutela.