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Dall'Africa olio di ricino, croton e cotone per trasporti green

In arrivo in Italia un cargo con materie prime per produrre biocarburanti

Decarbonizzare i trasporti con il ricino, il croton ed il cotone dell'Africa. È questo il progetto di Eni, che prevede di riuscire a produrre 2500 tonnellate di olio entro il 2022, e 20.000 nel 2023. La società ha individuato alcune aree abbandonate o degradate del continente, a causa della desertificazione o dell'inquinamento, per coltivare gli agri-feedstock, le piante da cui si estrae l'olio vegetale, materia prima dei biocarburanti. Il raccolto viene inviato all'agri-hub aperto in Kenya, nella contea di Makueni, un centro di spremitura. Dei semi non si butta niente: dalla parte proteica si ottengono mangimi e bio-fertilizzanti, che vengono impiegati nelle produzioni zootecniche. A beneficiarne, secondo Eni, oltre all'industria dei trasporti, sono gli agricoltori africani, che così possono avere un reddito. 

"A soli tre mesi dallo start-up di Makueni inizia l'export di olio vegetale per le bioraffinerie, attraverso un modello di integrazione verticale che consente di promuovere uno sviluppo locale sostenibile e di valorizzare la filiera per la produzione di biocarburanti. Questi sono i semi di una nuova energia, un passo concreto per decarbonizzare i trasporti con un approccio innovativo che a partire dalla produzione del Kenya si estenderà l'anno prossimo al Congo, e successivamente agli altri Paesi africani ed alle aree geografiche in cui stiamo portando avanti questi progetti", ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. 

Soffermandoci sui guadagni di tutta questa operazione: dallo sfruttamento dei terreni africani quanto ricaverebbero l'Eni e tutta l'industria automobilistica? Che percentuale di questi guadagni sarebbe corrisposta poi ai contadini? Infine, potrebbe essere un buon modo per emanciparsi e rendersi indipendenti dalle grandi aziende?

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